Il DFAE deve indagare sulla Gaza Humanitarian Foundation (GHF). Trial International ha presentato due denunce alle autorità nel tentativo di fare luce su questa controversa ONG, creata per distribuire aiuti nella Striscia di Gaza. Una denuncia è stata presentata martedì all’Autorità federale di vigilanza sulle fondazioni (AVF) e un’altra mercoledì al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ha dichiarato Trial International in un comunicato diffuso venerdì a Ginevra.
L’organizzazione internazionale per la lotta al crimine vuole sapere se la GHF, che da febbraio ha una filiale registrata a Ginevra, rispetta la legge svizzera e il diritto internazionale umanitario (DIU). L’organizzazione è particolarmente preoccupata per i legami della GHF con gli Stati Uniti, dove si trova la sua sede centrale, e con Israele.
“Partecipando a un’azione umanitaria che deriva da un piano voluto dal governo israeliano, c’è il rischio significativo che la popolazione palestinese venga discriminata”, ha spiegato il direttore esecutivo di Trial, Philippe Grant.
Fondazione al centro di dure critiche, ma non da Berna
Sono 27 i Paesi in tutto il mondo che hanno criticato l’inedito sistema di distribuzione degli aiuti alla Striscia tramite la fondazione privata Gaza Humanitarian Foundation. Questo perché tale scelta porrebbe in pericolo il diritto internazionale umanitario e il principio dell’accesso illimitato e imparziale agli aiuti. Anche l’ONU ha preso le distanze ed escluso ogni cooperazione.
La Svizzera non ha aderito alle critiche, diffuse in un documento, suscitando vive reazioni da parte di gruppi di sinistra e di enti umanitari attivi sul campo. Il Dipartimento federale degli affari esteri giovedì ha precisato di escludere una collaborazione con tale fondazione, ma secondo un’esperta di diritto internazionale questo non basta.
Nei piani di Israele la Gaza Humanitarian Foundation diventerebbe il canale per l’ingresso di cibo e medicinali, con i centri di distribuzione gestiti da privati e protetti dalle forze armate israeliane. Secondo i critici lo Stato ebraico avrebbe così un controllo diretto e capillare sugli aiuti, escludendo del tutto la supervisione di osservatori internazionali indipendenti. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato giovedì che la costruzione delle prime zone di distribuzione di aiuti umanitari a Gaza sarà completata nei prossimi giorni.
Le critiche riguardano in sostanza la militarizzazione degli aiuti, la loro indipendenza e la capillarità: concentrandogli in determinate zone, si favorirebbe uno spostamento forzato della popolazione.