L’Ospedale universitario di Ginevra (HUG) ha eseguito a settembre un trapianto cardiaco parziale su un paziente di 12 anni affetto da una complessa cardiopatia congenita. L’intervento, durato cinque ore, era il primo in Europa; a livello mondiale il primo è stato invece portato a termine nel 2022 alla Duke University, negli Stati Uniti. Come riporta il comunicato dell’HUG, il grado di difficoltà di questa tecnica chirurgica è estremamente elevato: a essere sostituite sono state esclusivamente le strutture difettose dell’organo del bambino, così da conservare il suo cuore originale. Sono infatti state trapiantate solo la valvola aortica e la valvola polmonare del donatore.
Finora, le valvole cardiache difettose venivano sostituite da protesi artificiali o da protesi biologiche, realizzate con tessuti di origine animale. Entrambe comportano delle conseguenze non da poco: le valvole meccaniche implicano la necessità di una terapia a vita con farmaci anticoagulanti, mentre quelle biologiche si deteriorano nel tempo, richiedendo delle sostituzioni ripetute.
In questo senso, l’intervento rappresenta un importante progresso scientifico. “I muscoli del cuore vengono conservati, il rischio di rigetto è notevolmente ridotto e il ricorso ai trattamenti immunosoppressori è limitato”, spiega la dottoressa Julie Wacker, che con il collega Tornike Sologashvili lavora su questo programma da due anni. “Inoltre, le valvole possono crescere con il bambino, eliminando potenzialmente la necessità di interventi ripetuti nel corso del suo sviluppo”.
Anatomia cardiaca
Il cuore è formato da quattro cavità e quattro valvole cardiache: tricuspide, polmonare, mitrale e aortica. Queste agiscono come valvole che impediscono al sangue di refluire. Quando sono difettose, ad esempio a causa di una malformazione alla nascita, il cuore non può più funzionare correttamente. Quando possibile, i chirurghi privilegiano la riparazione delle valvole piuttosto che la loro sostituzione.
Il giovane paziente in questione era già stato operato tre volte in un altro cantone, ricevendo protesi di valvole biologiche. Inizialmente ha potuto condurre una vita quasi normale, ma negli ultimi anni le sue due valvole sostitutive hanno presentato malfunzionamenti, limitando le sue attività fisiche. “Iniziava a confrontarsi con i suoi amici, perché diventava meno veloce di loro, meno forte di loro”, spiega la mamma del giovane bambino. “Ha dovuto rinunciare ad alcune attività perché era troppo stanco. Ciò è stato difficile per lui, quando il suo corpo ha cominciato a dirgli di no”.
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Per il bambino, si è perciò pensato a un approccio terapeutico innovativo. “Avevamo la scelta tra il peggio o qualcosa di nuovo”, continua la famiglia. “Nostro figlio ha 12 anni, è intelligente e conosce il suo corpo meglio di chiunque altro. Era piuttosto entusiasta all’idea di provare, gli faceva molto meno paura della prospettiva di una vita a metà”.

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