La stampa domenicale, come ovvio, torna sulla questione dei dazi imposti alla Svizzera dal presidente statunitense Donald Trump anche se continua a regnare una certa confusione soprattutto per quanto concerne un’eventuale tassazione dell’oro. In particolare, ricorda il SonntagsBlick, la Confederazione ha convocato una riunione di crisi con i dirigenti dell’industria farmaceutica svizzera, minacciata da dazi doganali del 250%.
A questo proposito la ministra della sanità Elisabeth Baume-Schneider, il ministro dell’economia Guy Parmelin e i rappresentanti di Novartis e Roche si incontreranno dopo le vacanze estive. I due gruppi farmaceutici svizzeri hanno già annunciato investimenti multimiliardari negli Stati Uniti. Roche vuole diventare un esportatore netto di prodotti farmaceutici negli Stati Uniti, scrive la NZZ am Sonntag. Novartis, invece, vuole produrre il 100% dei suoi farmaci più importanti interamente negli Stati Uniti. Si tratta di un “aumento significativo” rispetto alla situazione attuale, ha dichiarato l’azienda al giornale.
Pare che invece, stando ancora al SonntagsBlick, il Consiglio federale abbia rinunciato ad assumere una società di lobbying americana per i negoziati con gli Stati Uniti sui dazi doganali. La segretaria di Stato all’economia (SECO) Helene Budliger Artieda aveva proposto in aprile di ricorrere a una società specializzata nelle relazioni con Washington. Ma l’idea è stata respinta dal Consiglio federale, che riteneva che non fosse necessario alcun aiuto esterno.
Interpellato dal domenicale svizzerotedesco, il Dipartimento federale dell’economia (DFE) ha dichiarato che non è stata incaricata alcuna società di lobbying e che non è prevista alcuna soluzione in tal senso. Tuttavia, secondo il SonntagsBlick, all’inizio dell’anno il Governo aveva ingaggiato un rinomato studio legale americano dopo l’annuncio da parte degli Stati Uniti delle restrizioni all’accesso ai chip per l’intelligenza artificiale. Il contratto prevedeva anche la possibilità di fornire consulenza alla Confederazione su questioni relative ai dazi doganali.
Infine, secondo la NZZ am Sonntag, il Consiglio federale ha chiesto ad Alfred Gantner, cofondatore della società di gestione patrimoniale Partners Group, di trovare una soluzione ai dazi doganali del 39% imposti dal presidente americano Donald Trump sui prodotti svizzeri. Il finanziere, noto per le sue posizioni anti-Unione Europea, ha presentato alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) un piano per evitare i dazi doganali americani. Gantner faceva parte, insieme ad altri dirigenti d’azienda, della delegazione guidata dalla presidente della Confederazione Karin Keller Sutter che si era recata a Washington martedì e mercoledì per sostenere l’ultima offerta della Svizzera.

Oro e dazi, l'intervista al direttore della Valcambi
Telegiornale 08.08.2025, 20:00