“La situazione è insostenibile e dobbiamo agire con urgenza”. Lo ha dichiarato, citata in un comunicato del Dipartimento federale affari esteri, Monika Schmutz Kirgöz, capo della Divisione Medio Oriente e Nord Africa (MENA), in merito a quanto sta succedendo a Gaza e alla drammatica situazione nella Striscia. Schmutz Kirgöz, infatti, era presente a New York alla conferenza sulla soluzione a due Stati, alla quale ha partecipato con il titolo di segretaria di Stato.
Una conferenza alla quale mancavano tuttavia due attori essenziali per il processo di pace: gli Stati Uniti e lo stesso Israele.
Nel frattempo, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che la Francia riconoscerà lo Stato di Palestina a settembre, nel solco dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Una dichiarazione alla quale si sono susseguite prese di posizione da parte di altre Cancellerie occidentali: il primo ministro britannico Keir Starmer ha annunciato che Londra è pronta a fare altrettanto se Israele non accetta un cessate il fuoco nella Striscia mentre è di oggi la notizia che anche Canada, Australia, Finlandia e Portogallo, fra gli altri, sono pronti a fare altrettanto.
Come si pone, quindi, la Svizzera in questo contesto? Il riconoscimento è un’opzione realistica anche per la diplomazia elvetica? Ai microfoni della SSR la stessa Monika Schmutz Kirgöz ha dichiarato: “La speranza è l’ultima a morire. Penso proprio di sì, vero che c’è in tutta questa tragedia un aspetto positivo: politicamente la gente si dice ‘ora basta’, ci vuole la pace nel Medio Oriente, con due Stati che vivono in sicurezza e in pace insieme”.
Nel comunicato inviato dal DFAE, si precisa tuttavia che: “Il riconoscimento potrebbe essere preso in considerazione se venissero adottate misure concrete per la sua attuazione, che garantiscano sia la sicurezza di Israele sia il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese”. In sintesi, si sottolinea che per Berna la soluzione dei due Stati, e quindi del mutuo riconoscimento, è l’unica che possa garantire alle popolazioni israeliane e palestinesi una vita in pace, sicurezza e dignità.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/mondo/Ecco-chi-riconosce-e-chi-no-lo-Stato-di-Palestina--2999115.html
Riguardo alla conferenza, ha aggiunto: “È stato un momento molto importante, con 120 Paesi presenti. Ci sono stati anche annunci nuovi e sicuramente è stato un momento cruciale, con così tanti Paesi che hanno partecipato e che ritengono che serva una soluzione politica e diplomatica alla crisi”. Una crisi che “ci occupa tutti i giorni”.
In merito alla drammatica situazione umanitaria in cui versa la Striscia, l’alta funzionaria ha confermato: “A Gaza c’è la fame. Lo dicono gli attori umanitari. Tra l’altro, sono mesi, da quando c’è questo blocco umanitario (gli aiuti negli ultimi mesi sono entrati col contagocce e la distribuzione è stata perlopiù gestita unicamente dalla controversa fondazione GHF, ndr.), che diciamo agli israeliani che è inaccettabile che ci sia un blocco umanitario”.
Quale ruolo può avere la piccola Svizzera in questo contesto? “Spero che possiamo avere il nostro ruolo – risponde Monika Schmutz Kirgöz –. Lo abbiamo: siamo comunque una potenza umanitaria. Ora dobbiamo capire come fare, insieme all’ONU, a far entrare abbastanza aiuto umanitario (nella Striscia di Gaza, ndr.), ma anche medicine, cibo… manca tutto!”.

La carestia a Gaza e le denunce delle ONG
SEIDISERA 29.07.2025, 18:00
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Due Stati? Da Israele primo sì all’annessione della Cisgiordania
Se politicamente, a livello di comunità internazionale, il riconoscimento dello Stato di Palestina prende piede e torna concretamente sul tavolo la soluzione dei due Stati, la situazione pare diametralmente opposta in Israele: negli scorsi giorni, infatti, la Knesset (il Parlamento monocamerale di Israele) ha approvato con un numero di voti che va anche oltre quelli dei rappresentanti dell’attuale maggioranza di Governo una mozione che impegna l’Esecutivo a procedere con l’annessione della Giudea e Samaria: definizione biblica dell’attuale Cisgiordania occupata. La proposta, che per ora non avrà concrete ripercussioni, è stata avanzata da membri del parlamento e ministri appartenenti al Likud e ad altri partiti che appoggiano l’amministrazione Netanyahu. I partiti di opposizione, sia di centro che di sinistra, hanno scelto di astenersi dalla votazione.
Riconoscimento Palestina? Popolo e Camere federali estromessi
In materia di riconoscimento dello Stato di Palestina, anche volendo, né la popolazione né il Parlamento avrebbero voce in capitolo: infatti, solo il Consiglio federale, stando all’articolo 184 della Costituzione, ha la competenza di riconoscere uno Stato. Il sistema svizzero di democrazia diretta non prevede neppure un referendum per decisioni di politica estera come il riconoscimento di uno Stato. Il referendum obbligatorio o facoltativo è previsto per le revisioni costituzionali e per determinati trattati internazionali (come ad esempio l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sopranazionali, o trattati di grande portata).