Il Governo britannico di Keir Starmer è pronto ad anticipare a settembre il suo impegno a riconoscere formalmente lo Stato di Palestina se Israele non accetterà un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, non si impegnerà a non annettere la Cisgiordania e non compirà passi verso una pace duratura. È quanto emerge da una riunione straordinaria del consiglio dei ministri, richiamato martedì dalla ferie estive per discutere di una bozza di piano europea, delineata dal Regno Unito con Francia e Germania. Starmer in un primo tempo non sembrava intenzionato a seguire l’esempio della Francia di Emmanuel Macron, che ha dato il medesimo annuncio pochi giorni fa, ma ha cambiato idea di fronte alle pressioni interne: quelle dei manifestanti scesi in strada nei pressi di Downing Street durante la riunione dell’Esecutivo e quelle degli oltre 200 deputati che gli avevano scritto una lettera per esortarlo a fare questa mossa.

La carestia a Gaza e le denunce delle ONG
SEIDISERA 29.07.2025, 18:00
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Nel giorno in cui il bilancio dei morti in 21 mesi di conflitto nella Striscia di Gaza ha superato quota 60’000, l’IPC, un organo delle Nazioni Unite che monitora la sicurezza alimentare nel mondo ha intanto certificato che nel Territorio occupato in larga misura dalle truppe israeliane si sta delineando lo scenario peggiore, quello di una carestia. Più di una persona su tre rimane senza mangiare per diversi giorni. Tra aprile e luglio oltre 20’000 bambini sono stati ricoverati per malnutrizione, e almeno 17 sono morti per fame.
“È chiaro che davanti ai nostri occhi, davanti agli schermi televisivi, si sta consumando un disastro. Non è un avvertimento. È un invito all’azione. È qualcosa di diverso da tutto ciò che abbiamo visto in questo secolo. Ci ricorda i disastri avvenuti in Etiopia o in Biafra nel secolo scorso”, ha affermato Ross Smith del Programma alimentare mondiale, che - nonostante Israele abbia annunciato nel fine settimana “una pausa delle operazioni militari” per permettere la consegna di aiuti - lamenta l’insufficienza dei permessi concessi dall’esercito, “solo il 50% di quelli richiesti”. L’organizzazione non si dice in grado di recapitare abbastanza cibo da soddisfare gli enormi bisogni della popolazione affamata.

L'ONU: "Gaza come l'Etiopia o il Biafra"
Telegiornale 29.07.2025, 20:00
Perché la carestia sia ufficialmente dichiarata, occorre che il 20% della popolazione soffra di penuria alimentare estrema, che un bambino su tre patisca una malnutrizione acuta e che due persone ogni 10’000 muoiano ogni giorno per la fame o per le malattie legate ad essa. Ad oggi, i morti nella Striscia per carenza di cibo, secondo le autorità locali, sono 147, fra cui 88 bambini. La maggior parte è deceduta negli ultimi giorni, mentre le immagini di bambini denutriti hanno fatto il giro del mondo. Lunedì anche Donald Trump, dalla Scozia dove ha incontrato il premier , ha smentito la narrazione del Governo Netanyahu secondo la quale a Gaza non c’è carestia.
Su Netanyahu cresce anche la pressione interna: due ONG israeliane per la prima volta hanno apertamente usato il termine “genocidio” per definire quanto l’esercito di Tel Aviv sta perpetrando nella Striscia.
Lunedì, la Commissione europea ha per la prima volta evocato sanzioni nei confronti di Tel Aviv, nella fattispecie l’esclusione parziale dal programma di ricerca Horizon. La proposta rivolta agli Stati membri comporterebbe il taglio dei contributi a quelle start-up tecnologiche, nel campo dei droni e dell’intelligenza artificiale per esempio, i cui prodotti possono avere anche un uso militare. I Paesi Bassi, dal canto loro, hanno deciso di dichiarare “stranieri indesiderabili” due ministri israeliani di estrema destra, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich.