In teoria, la tregua concessa da Donald Trump alla Svizzera - con i dazi (per così dire) limitati al 10% e un’esenzione completa per la farmaceutica - scade il primo agosto. Un’intesa con la Casa Bianca ci sarebbe, eppure manca ancora la firma del presidente.
A fare il punto della situazione, ai microfoni della RSI, è la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter: “Abbiamo una cosiddetta dichiarazione d’intenti elaborata dagli esperti della segreteria dell’economia e dagli omologhi statunitensi. Il Consiglio federale ha accettato questo accordo. Adesso il testo è sul tavolo del presidente americano e vedremo se accetta il risultato o vuole una soluzione diversa. Adesso non possiamo più intervenire”.
La Svizzera è stata fra i primi Paesi ad aver trovato un filo diretto con la Casa Bianca. “La telefonata con il presidente americano è stata all’inizio di aprile”, ricorda Karin Keller-Sutter. “E questo dialogo ha aperto le porte ai passi successivi. Guy Parmelin ed io siamo stati al Ministero delle finanze a Washington. Dopo sono state aperte le trattative e abbiamo continuato il lavoro a Ginevra. Tutto sembrava essere sulla buona strada, un’opinione condivisa anche dai nostri interlocutori statunitensi, ma in definitiva ora tutto è nelle mani del presidente”.
Due giorni fa, l’Unione Europea ha raggiunto l’accordo. Per i nostri vicini, i dazi ammontano al 15%, una cifra ben superiore alle aspettative, ma è stato “il meglio che si poteva ottenere”, secondo la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
“Dobbiamo ammettere che non siamo tra i grandi, se guardiamo agli accordi firmati nelle scorse settimane con i grandi Paesi dell’Asia o l’Unione europea. Ma non dobbiamo nemmeno sminuire la nostra posizione. La Svizzera non è un peso massimo, è un paese piccolo. Ma economicamente siamo una potenza e un investitore di peso anche negli Stati Uniti”, conclude con una buona dose di ottimismo la presidente della Confederazione.