Il dibattito sui temi ambientali tornerà a surriscaldarsi in Svizzera dopo la sentenza di mercoledì della Corte internazionale di Giustizia (CIG). Per i giudici dell’Aia il cambiamento climatico è una minaccia urgente e gli Stati hanno obblighi giuridici di collaborare per ridurre le emissioni. La Confederazione generalmente dà importanza alle “soft laws”, i patti o le raccomandazioni non vincolanti, ma già si era irritata nel vedersi condannata dalla Corte europea dei diritti umani nella causa intentata dalle anziane per il clima, per inadempienze nella protezione dell’ambiente.
“La violazione degli obblighi da parte di uno Stato - ha detto il presidente della CIG Yuji Iwasawa - costituisce un illecito internazionale che comporta la responsabilità di tale Stato”.
Parole che sono destinate a essere rievocate in futuro e a Berna c’è già una prima reazione a caldo, quella di Franz Perrez, il direttore della Direzione del diritto internazionale pubblico presso il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), interpellato dalla SRF. “La Svizzera non ha mai negato le sue responsabilità e ha pure migliorato i suoi obiettivi climatici. Non sta comunque a me giudicare la politica climatica svizzera. L’aspetto interessante del rapporto è aver considerato la protezione del clima un presupposto per la tutela dei diritti umani e questo conferma l’approccio di fondo delle anziane per il clima. Poi però bisogna guardare più nel dettaglio sia la sentenza sia i pareri separati dei singoli giudici, perché il diritto a un ambiente sano e l’obbligo di proteggere il clima, per tutelare i diritti umani, non sono esattamente la stessa cosa”.
Ma anche un altro passaggio del presidente della Corte dell’Aia e destinato a far discutere. È quello in cui si parla delle conseguenze giuridiche derivanti dalla violazione degli obblighi ambientali, che possono consistere nella cessazione delle azioni o delle omissioni illecite o nella piena riparazione in favore degli Stati danneggiati, anche sotto forma di risarcimento.
Azioni legali Stato contro Stato in realtà sono di principio impossibili, anche se negli USA si sta sperimentando la condanna della Cina per inadempienze sul Covid. Molto più probabile è un nuovo impulso per cause interne agli Stati stessi, Svizzera compresa, che a Strasburgo ha fatto da apripista.
Franz Perrez non lo esclude: “La sentenza chiarisce che in caso di violazione del diritto internazionale possono scattare responsabilità e risarcimenti. Questo può certamente comportare l’avvio di ulteriori azioni legali. Nello stesso tempo, però, la Corte internazionale ha anche affermato di non aver esaminato situazione, obblighi e responsabilità dei singoli Stati, bensì gli obblighi di tutti, cioè della comunità degli Stati nel suo complesso”.
RG delle 12.30 del 24.07.25, il servizio di Gian Paolo Driussi
RSI Info 24.07.2025, 16:51
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