Leone XIV ha proceduto giovedì scorso alla sua prima nomina, quella di padre Miguel Angel Contreras Llajaruna a vescovo ausiliario di Callao in Perù, Paese nel quale il pontefice è stato per decenni missionario e poi a sua volta vescovo, di Chiclayo. Robert Francis Prevost dovrà in questi giorni guardare però anche alla Svizzera e non per nominare il nuovo vescovo di Lugano, dove l’attesa dura da ormai quasi tre anni. A San Gallo il Capitolo della cattedrale si è riunito infatti martedì per eleggere il dodicesimo vescovo della più piccola - per superficie - delle sei diocesi elvetiche. Oltre al cantone omonimo, copre anche i due Appenzello (di cui il vescovo sangallese è formalmente amministratore apostolico).

Il vescovo Markus Büchel, dimessosi per raggiunti limiti di età nel 2024 ma ancora in carica fino alla scelta del successore
L’appuntamento era fissato già per il 23 aprile, ma la morte di Papa Francesco lo ha ritardato. Si tratta di scegliere il successore di Markus Büchel, che aveva rassegnato le dimissioni il 9 agosto del 2024 dopo 18 anni in carica. Al raggiungimento dei 75 anni di età, un vescovo secondo il codice di diritto canonico infatti “è invitato a presentare la rinuncia all’ufficio al sommo pontefice, il quale provvederà, dopo aver valutato tutte le circostanze”. Büchel per decisione di Papa Francesco è rimasto in carica finora, in attesa della designazione di chi prenderà il suo posto; poi diverrà vescovo emerito perché la consacrazione episcopale è a vita.
Le eccezioni svizzere
Si parla di elezione e non di nomina perché San Gallo è fra le diocesi svizzere che - come poche altre all’estero e contrariamente a quanto avviene in gran parte del mondo - hanno mantenuto il diritto di scegliere il proprio pastore invece di vederselo “imporre” da Roma. È l’effetto di un concordato datato 1845. La prerogativa dal 1938 ha però subito restrizioni, perché il Papa deve confermare la scelta. Dal 1995, inoltre, il nome del nuovo vescovo può essere annunciato solo dopo l’approvazione vaticana. Per conoscerne l’identità bisognerà quindi attendere ancora - si prevede - per un paio di giorni.

La nomina necessita dell'approvazione papale
Ma come funziona la procedura? Già il 13 agosto 2024 Jorge Mario Bergoglio aveva risposto alla comunicazione di Büchel attraverso il nunzio apostolico Martin Krebs (sostanzialmente l’ambasciatore della Santa Sede in Svizzera) e incaricato il Capitolo della cattedrale di iniziare i preparativi per la successione. Il Capitolo aveva quindi avviato un’ampia consultazione in seno alla diocesi. Era stato quindi stilato un primo elenco di possibili candidati all’episcopato. Una lista poi ridotta a sei nomi, che il 30 ottobre erano stati trasmessi in Vaticano per essere esaminati.

Martin Krebs, qui a Palazzo federale in occasione del ricevimento di inizio 2022, è il nunzio apostolico, l'ambasciatore della Santa Sede in Svizzera
Il giorno dell’elezione è cominciato con la messa alle 9, seguita alle 10.15 dall’assemblea del Collegio, il Parlamento dei cattolici della diocesi. All’organo, fra i cui 180 eletti dal 1970 possono accedere anche le donne, è stato svelato il nome dei sei candidati. Gli è stata data facoltà, con votazioni a maggioranza, di designare al massimo tre di essi come “mindergenehm”, ovvero “meno auspicati”. Nella storia, tuttavia, mai un nome è stato stralciato in tal modo. Il pomeriggio alle 14.30 si è quindi riunito il Capitolo, composto da 13 membri, fra cui i cinque canonici residenti.

Il complesso della cattedrale sangallese, protetto dall'UNESCO
Dapprima per una preghiera con i fedeli nella cattedrale, poi in privato nella sacrestia per l’elezione vera e propria. L’ultima volta era bastato poco tempo, secondo il decano, ma quanto accade all’interno è segreto, come in conclave. Si vota e basta, senza discussioni preliminari. Ad elezione avvenuta, il prescelto viene chiamato nella sacrestia (a meno che non faccia parte dei canonici stessi). Se accetta di diventare vescovo, gli altri candidati vengono informati. Segue comunicazione al Vaticano e l’attesa per la conferma papale, prima dell’annuncio che avverrà con le campane a festa, presumibilmente giovedì o venerdì a mezzogiorno.

Il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, Charles Morerod
Chi sceglie e chi elegge i vescovi svizzeri? Come detto in precedenza, le diocesi elvetiche sono sei. Oltre a San Gallo e Lugano, ci sono Basilea (ma la cattedrale è quella di Sant’Orso a Soletta), Coira, Sion e la diocesi tutta romanda di Losanna, Ginevra e Friburgo. Per numero di fedeli la più grande è Basilea, con circa un milione in 476 parrocchie e 10 cantoni. Coira conta circa 310 parrocchie in 7 cantoni, per un totale di 666’000 battezzati secondo l’annuario pontificio del 2021 (i dati riportati sono del 2019). Poco meno di quanti ne ha la diocesi di Losanna, Ginevra e Friburgo (quest’ultima sede vescovile), organizzati in 230 parrocchie in 4 cantoni stando alle statistiche che lei stessa mette a disposizione ora sul proprio sito. Nella diocesi di Sion i cattolici sono 264’000, 195’000 dei quali nella parte francofona del Cantone. Copre il Vallese e un distretto vodese. Di dimensioni simili sono le diocesi di Lugano (255 parrocchie per una popolazione cattolica di 248’000 persone nell’annuario 2021) e quella di San Gallo (142 parrocchie e 254’000 fedeli).
Non per tutte il vescovo viene scelto allo stesso modo: conosce un sistema analogo a quello di San Gallo anche la diocesi di Basilea, retta da Felix Gmür che venne eletto l’8 settembre 2010 dal Capitolo della cattedrale, confermato da Papa Benedetto XVI il 23 settembre e ordinato il 16 gennaio 2011 dal suo predecessore, oggi cardinale, Kurt Koch. Di nomina papale sono invece sia il vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo, dal 2011 monsignor Charles Morerod, che quello di Sion, dal 2009 Jean-Marie Lovey (però prossimo ai 75 anni, che compirà in agosto). Nel caso vallesano, solo nel 1917 il Parlamento cantonale aveva rinunciato al diritto che si era a lungo arrogato di scegliere il vescovo. Anche il Capitolo dei canonici fece un passo indietro al medesimo tempo, lasciando mano libera al Papa.
La particolarità di Coira
Capitolo a parte merita la diocesi di Coira: anche qui avviene un’elezione ad opera dei canonici, ma dal 1948 sulla base di una terna di candidati proposta dal Papa, che tuttavia fece due eccezioni nel 1958 con Johannes Vonderach e nel 1988 con Wolfgang Haas. Questi, si ricorderà, fu all’origine di fratture in seno alla diocesi, tanto che nel 1997 Papa Giovanni Paolo II separò il Liechtenstein dalla diocesi e lo affidò proprio al vescovo contestato. A Coira arrivò Amédée Grab, scelto secondo l’antica consuetudine. Fu nuovamente contestato nel 2007 il successore di quest’ultimo, Vitus Huonder, molto conservatore, tanto che fra i cattolici zurighesi tornò in voga l’ipotesi di una secessione. Huonder si dimise nel 2019, rimpiazzato ad interim dall’amministratore apostolico Peter Bürcher. Solo nel 2021 venne scelto un nuovo vescovo, ma dopo frizioni fra il Capitolo (che rifiutò l’intera terna proposta da Francesco) e il pontefice, che finì con l’imporre Joseph Maria Bonnemain.

Il vescovo di Coira Joseph Maria Bonnemain
Da notare che Bonnemain era già 72enne al momento della nomina e che avrebbe normalmente già dovuto dimettersi per raggiunti limiti di età. Una disposizione speciale di Papa Francesco gli permette però di guidare la diocesi per almeno cinque anni, quindi anche dopo il 26 luglio 2023 quando ha festeggiato il 75mo compleanno.
Lugano aspetta dal 2022
Per finire, il caso di Lugano, che ha propriamente un vescovo solo dal 1971 dopo il distacco canonico da Basilea (fin lì c’era un amministratore apostolico). È dall’ottobre 2022 però che la sede è vacante, dopo le dimissioni di monsignor Valerio Lazzeri. A reggerla da allora è l’amministratore apostolico Alain de Raemy, già vescovo ausiliare di Losanna, Ginevra e Friburgo e fra i nove membri attuali della Conferenza dei vescovi svizzeri.

Alain de Raemy, dal 2022 amministratore apostolico della diocesi di Lugano
In oltre due anni, Papa Bergoglio non aveva nominato un successore e toccherà quindi a Leone XIV farlo. Secondo un accordo del 1968 fra la Santa Sede e la Confederazione - che un appello firmato da oltre 2’000 persone chiede di cambiare perché ormai anacronistico - il futuro vescovo dovrà essere “scelto tra i sacerdoti cittadini ticinesi”.

L'insediamento di Papa Leone XIV
Telegiornale 18.05.2025, 20:00