Con 109 voti favorevoli e 76 contrari, il Consiglio nazionale ha approvato martedì un progetto del Consiglio federale che attribuisce priorità ai contratti collettivi di lavoro (CCL) rispetto alle leggi cantonali sul salario minimo. Una decisione che ribalta l’attuale equilibrio normativo e che il governo ha elaborato con riluttanza, su mandato del Parlamento.

Nazionale, primato ai contratti collettivi
Telegiornale 17.06.2025, 12:30
La Camera del popolo si è quindi espressa a favore di un adeguamento della legge federale concernente il conferimento del carattere obbligatorio generale al contratto collettivo di lavoro (LOCCL). Il relativo messaggio era stato adottato lo scorso dicembre dal Consiglio federale - malgrado l’esecutivo stesso fosse contrario al cambiamento - in adempimento a una mozione del consigliere agli Stati Erich Ettlin (OW/Centro), approvata dal Parlamento nel 2022.
Secondo Thomas Burgherr (UDC/AG), si tratta di colmare una lacuna di competenza federale. Philipp Matthias Bregy (Centro/VS) ha difeso il principio del partenariato sociale, mentre Olivier Feller (PLR/VD) ha sostenuto che il progetto è conforme alla Costituzione e alla democrazia, ricordando che in alcuni cantoni – come Ginevra, Neuchâtel, Giura, Basilea Città e Ticino – il salario minimo è stato introdotto tramite votazione popolare.
La riforma comunque non concerne direttamente il Ticino, dove “il salario minimo già ora non si applica laddove i contratti collettivi con clausola di valenza generale fissano stipendi più bassi”, ha sottolineato durante il dibattito odierno Paolo Pamini (UDC/TI).
Opposizione accesa da sinistra e Verdi liberali
La sinistra e i Verdi liberali hanno duramente criticato la decisione. Franziska Ryser (Verdi/SG) ha sottolineato che i CCL sono contratti privati e non dovrebbero prevalere su decisioni popolari. Cédric Wermuth (PS/AG) ha messo in dubbio la legittimità democratica del cambiamento: “Che fiducia si può avere in chi ignora la volontà popolare?”
Sophie Michaud Gigon (Verdi/VD) ha ricordato che i cantoni romandi sono stati pionieri nell’introduzione dei salari minimi, mentre Emmanuel Amoos (PS/VS) ha denunciato il rischio di impoverire ulteriormente i lavoratori più vulnerabili: a Ginevra, ad esempio, la modifica potrebbe significare fino a 500 franchi in meno al mese nella ristorazione e fino a 1’000 franchi in meno per parrucchieri e parrucchiere.
Il dossier passa ora al Consiglio degli Stati, dove si prevede un nuovo confronto acceso.
Notiziario delle 11.00 del 17.06.2025