A tre anni e mezzo dallo scoppio della guerra in Ucraina, che ha spinto milioni di cittadini di quel Paese a cercare protezione in particolare in altri Stati europei, il numero dei beneficiari dello statuto S è sul punto di superare quota 70’000. A fine luglio gli ucraini ai quali è stata accordata questa forma di protezione erano 69’426 in Svizzera, secondo i dati della Segreteria di Stato della migrazione (SEM), in costante crescita dall’aprile del 2024 quando - dopo una flessione durata qualche mese - erano circa 65’000.
Più stabile la situazione in Ticino, cantone che nelle prime fasi del conflitto aveva accolto, proporzionalmente alla sua popolazione, un numero maggiore di rifugiati rispetto agli altri.
Certo, non è più l’ondata dei primi mesi - oltre 20’000 domande nel marzo e nell’aprile del 2022 - ma mensilmente sono ancora qualche centinaio gli ucraini che bussano alle frontiere elvetiche: fra le 600 e le 900 domande dall’inizio di quest’anno, con una punta di 1’178 in luglio, l’ultimo dato disponibile.
La maggioranza di esse viene accolta, circa il 70% oggi dopo una fase iniziale in cui quasi tutte le procedure si concludevano in modo positivo. Le risposte negative hanno cominciato ad aumentare nel corso del 2024. All’epoca la SEM aveva spiegato alla RSI che le verifiche si erano fatte più complesse (e lunghe, sui tavoli dei funzionari si erano accumulati molti dossier da smaltire) per due motivi in particolare: un numero crescente di persone inoltrava una richiesta dopo aver già ottenuto protezione (ancora valida o scaduta) in un altro Paese e in diversi casi non veniva provato uno dei requisiti fondamentali, la residenza in Ucraina al momento dell’inizio delle ostilità.
Le donne, in netta prevalenza nei primi mesi, sono ancora oggi più numerose degli uomini, che salvo eccezioni non possono lasciare l’Ucraina se in età per combattere. Negli ultimi tre anni, tuttavia, le prime sono aumentate di 3’000 unità, i secondi di oltre 7’000 e oggi i nuovi permessi accordati si dividono più o meno equamente fra i due sessi.
Non va inoltre dimenticato che quello che stiamo descrivendo è un flusso nei due sensi: parallelamente agli arrivi, centinaia di ucraini lasciano volontariamente la Svizzera ogni mese, per rientrare in patria o trasferirsi altrove. I 69’000 statuti S citati inizialmente sono quelli oggi attivi, ma i permessi accordati in tutto superano quota 120’000.
Lo statuto S ad oggi è garantito fino al 4 marzo del 2026, ma in autunno il Consiglio federale dovrebbe decidere un’ulteriore proroga. Il Governo dovrebbe contemporaneamente adeguarne le condizioni: attuando tre atti parlamentari accolti dalle Camere lo scorso inverno, il 25 giugno ha posto in consultazione una modifica per consentire in futuro l’accoglienza in Svizzera solo di quanti provengono da regioni direttamente minacciate dalla guerra e non più da quelle ritenute “sicure”. I permessi già accordati non sarebbero toccati dalla misura, ma il numero delle nuove domande potrebbe ridursi.
Inoltre, il Governo intende limitare i viaggi in Ucraina di chi beneficia dello statuto S a un massimo di 15 giorni per semestre (e non più 15 per trimestre). Chi vi soggiorna più a lungo o ripetutamente, potrebbe perdere il permesso.

Ucraina, giornata dell'indipendenza
Telegiornale 24.08.2025, 20:00