Il Dipartimento statunitense del tesoro (USDT) è tornato a inserire la Svizzera in un elenco di Paesi da tenere sotto osservazione per le loro pratiche valutarie, in quanto potenziali manipolatori di cambi e per le misure economiche da loro adottate. La Confederazione era stata stralciata da questo elenco nel novembre 2023.
Si tratta di nazioni che hanno un ampio surplus commerciale, indica USDT in un rapporto periodico che viene pubblicato due volte all’anno, in giugno e in novembre. Svizzera e Irlanda sono state aggiunte alla lista che già comprendeva Cina, Giappone, Corea, Taiwan, Singapore, Vietnam e Germania.
L’obiettivo del ministero, viene affermato, è quello di intervenire contro pratiche valutarie scorrette. Al contempo le autorità statunitensi hanno stabilito che nel 2024 nessun grande partner commerciale degli Stati Uniti, Svizzera compresa, ha manipolato il tasso di cambio della propria valuta rispetto al dollaro per ottenere un vantaggio competitivo nel commercio internazionale.
La BNS: “Nessuna manipolazione”
A stretto giro di posta, venerdì è arrivata la replica della Banca nazionale svizzera (BNS), che ha negato con forza “qualsiasi manipolazione del franco”.
In una nota ottenuta dall’agenzia AWP, l’istituto sostiene che il tasso d’interesse di riferimento è il suo principale strumento d’azione e che i suoi interventi sui mercati valutari sono calibrati per garantire condizioni monetarie adeguate in Svizzera.
Tali interventi sono volti a soddisfare “il mandato della stabilità dei prezzi e non a stabilire tassi di cambio predefiniti”, prosegue la BNS, che sottolinea di continuare a mantenere i contatti con le autorità statunitensi nel quadro del “dialogo macroeconomico”.