CASSE MALATI

Tetto ai premi: Ticino come Vaud? “Missione praticamente impossibile”

L’iniziativa del 10% approvata ieri e il sistema già in vigore nel cantone romando. Quale adattabilità? Un esperto sottolinea la difficile situazione delle finanze ticinesi

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Premi di cassa malati al 10% del reddito: il bilancio del canton Vaud

SEIDISERA 29.09.2025, 18:00

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Di: SEIDISERA-Lucia Mottini-John Robbiani/ARi 

In Ticino con l’approvazione ieri, domenica, dell’iniziativa promossa dal PS, il popolo ha deciso di limitare al 10% del reddito disponibile, grazie ad una forma di sussidio, i premi di cassa malati. Si tratta di un sistema che nel canton Vaud è già in funzione dal 2019. Ma come funziona e che impatto ha sulle casse del cantone romando? La misura, nel 2024, è costata al cantone 188 milioni di franchi. Va però precisato che i sussidi globali erogati per i premi LaMal ammontano complessivamente a ben 968 milioni di franchi. Come a dire, cinque volte tanto.

Il sussidio legato al tetto massimo del 10% del reddito rappresenta quindi un complemento agli altri sussidi, spiega Fabrice Ghelfi, direttore dell’Ufficio della coesione sociale del canton Vaud. Di questa misura specifica hanno beneficiato, lo scorso anno, circa 34’000 persone: un bel balzo in avanti rispetto all’anno prima, dopo che i premi nel cantone erano schizzati verso l’alto. “Il sistema”, sottolinea Ghelfi, “è molto sensibile all’aumento dei premi” e chi è già iscritto “riceve automaticamente un adattamento del sussidio” da parte dello Stato.

Quali riflessi per le casse pubbliche? Esaminando le cifre degli ultimi anni, si nota una progressione notevole: da 80 milioni di franchi nel 2019 a 122 nel 2023 e ai 188 milioni dello scorso anno. Di recente uno studio della Camera del commercio e dell’industria vodese ha puntato il dito contro il sistema, giudicandolo troppo costoso in un cantone che è ricco, ma che da un paio d’anni registra anche cifre in rosso. Nell’insieme i sussidi costituiscono un decimo delle spese. Tuttavia il Governo vodese non intende mettervi mano. Anche perché il voto nel cantone sul limite al 10% del reddito è stato praticamente un plebiscito.

A qualcuno, piuttosto, può sembrare che le cifre vodesi siano basse per rapporto a quelle, 300 milioni, ventilate dal Ticino. Ma in proposito Ghelfi rammenta che nel canton Vaud il sussidio viene calcolato attraverso parametri tecnici e c’è un premio di riferimento fissato dal Consiglio di Stato. “Non paghiamo” di conseguenza “la differenza del 10% a chi ha un premio molto alto. Gli diciamo” quindi di scegliere un’assicurazione meno cara, “altrimenti la differenza è a suo carico”.

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Premi di cassa malati al 10% del reddito: ce la farà il Ticino?

SEIDISERA 29.09.2025, 18:00

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Quale può essere, però, l’adattabilità del sistema vodese al Ticino? I due cantoni sono due realtà diverse e hanno, soprattutto, finanze pubbliche diverse. “Il bilancio del canton Vaud è molto, molto più grande di quello del canton Ticino”, osserva Nils Soguel, direttore dell’Istituto di alti studi in amministrazione pubblica dell’Università di Losanna. Di conseguenza è perfettamente in grado di assorbire questa spesa aggiuntiva. Inoltre nel canton Vaud “metà delle spese sociali è finanziata dai comuni”. Di conseguenza il cantone deve coprire solo il 50% di questi oneri aggiuntivi. Anche per il Ticino, quindi, “si tratta di un modo per guardare al futuro, negoziando con i comuni”.

Ma in Ticino, fra i costi legati all’applicazione delle due iniziative e il calo di gettito dovuto all’abolizione del valore locativo, l’impatto per le casse pubbliche sarà nell’ordine di centinaia di milioni. Cosa può fare, allora, un’amministrazione pubblica confrontata a effetti così drastici per le sue finanze? “La situazione in Ticino è chiara già oggi: finanziariamente è difficile”, risponde Soguel, sottolineando che se poi ci si aggiunge quasi mezzo miliardo di costi aggiuntivi, “si potrebbe dire che la missione è praticamente impossibile”. Mezzo miliardo di franchi, del resto, “rappresentano in sostanza il 10% del bilancio dello Stato ticinese”.

Resta il fatto, però, che le due iniziative sono state approvate ieri in modo netto: nonostante le raccomandazioni contrarie di Governo e Parlamento e nonostante la popolazione sapesse che si andavano a intaccare i conti dello Stato. “Questa tendenza si sta rafforzando: la popolazione tende ad avere una visione più individualista e ciò si riflette nel comportamento di voto”, rileva Soguel, rammentando che “la popolazione non è sottoposta alla stessa pressione dell’autorità”: la costituzione ticinese prevede un freno all’indebitamento e, quindi Esecutivo e Legislativo debbono costituzionalmente far quadrare i conti. È un dato che “il mondo politico ticinese, o almeno i rappresentanti eletti, hanno ben chiaro in mente”, mentre è invece l’opinione pubblica che “a volte tende a dimenticare”, conclude l’esperto.

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