Il nuovo pacchetto di accordi fra Svizzera e Unione Europea, messo in consultazione venerdì dal Consiglio federale, è come il giuramento del Grütli, un’alleanza in tempi difficili: lo sostiene il consigliere federale Beat Jans.
In un’intervista al SonntagsBlick, il capo del Dipartimento federale di giustizia e polizia ha elogiato i risultati dei negoziati, affermando che l’intesa rafforza la sicurezza, la prosperità e la sovranità del Paese: “L’esito dei negoziati rafforza la nostra sicurezza, ad esempio nel settore energetico, promuove il commercio e quindi la nostra prosperità. E rafforza anche la nostra sovranità: i diritti democratici rimangono intatti. Sicurezza, sovranità, prosperità: cosa si può volere di più?”.
Secondo Jans, l’accesso al mercato unico europeo ha già portato benefici economici alla Svizzera e il nuovo accordo garantirà che ciò continui anche in futuro: “Con questo trattato, possiamo essere certi che sarà così anche in futuro. [...] Ciascun svizzero riceverà in media 2500 franchi svizzeri in più all’anno”.
Il paragone con il patto del 1291, simbolo della nascita della Confederazione, non avrebbe secondo lui finalità provocatorie: “Non è questo il mio obiettivo. L’obiettivo del Consiglio federale è ricercare il meglio per la nostra popolazione, soprattutto per le generazioni future”.
Jans ha inoltre difeso i meccanismi negoziati per la gestione dell’immigrazione e la risoluzione delle controversie, sostenendo che garantiscono un rapporto equilibrato con Bruxelles: “Siamo un partner forte e sovrano, su un piano di parità con l’Ue”.
Il consigliere federale ha anche tracciato un confronto implicito con la politica estera americana: “Il presidente americano Donald Trump privilegia il potere, il Consiglio federale l’affidabilità. Quando il diritto e l’affidabilità non giocano alcun ruolo, si alimentano incertezza e paura”.
Quanto alle preoccupazioni legate alla crescita demografica, il consigliere federale ha assicurato che il governo le prende sul serio, ma ha criticato l’iniziativa popolare sui 10 milioni di abitanti: “L’importante è che le persone arrivino da noi perché abbiamo bisogno di dottoresse nei nostri ospedali, perché le nostre aziende hanno bisogno di dipendenti e così via. [...] L’iniziativa popolare dei 10 milioni di abitanti, invece, non risolve alcun problema, ne crea solo di nuovi”.

La rassegna stampa
Telegiornale 15.06.2025, 12:30