Il Consiglio di Stato ticinese martedì ha espresso “sorpresa” e “disappunto” per come è stata resa pubblica la proposta di scambio di dipartimenti tra Norman Gobbi e Claudio Zali, sottolineando che la richiesta non era ancora stata discussa ufficialmente.
I due consiglieri si sono scusati per la comunicazione anticipata. Il Governo ha deciso quindi di prendersi il tempo necessario per valutare attentamente la proposta, ribadendo l’importanza di seguire le procedure interne e di agire nell’interesse delle istituzioni.
Al politologo ticinese Nenad Stojanovic abbiamo chiesto un commento, per aiutarci a capire meglio il “dietro le quinte” di questa intricata vicenda.

Il politologo ticinese Nenad Stojanovic
Facciamo un passo indietro. Qual è stata la prima cosa che ha pensato quando ha letto di questo scambio di dipartimenti?
“Che Claudio Zali aveva deciso di ricandidarsi per il Consiglio di Stato: non si fa un arrocco a metà legislatura per poi lasciare il Governo”.
Ed invece la proposta è stata messa in pausa e i due leghisti si sono scusati per le modalità della comunicazione…
“Sicuramente si è trattato di un passo falso. Ora devono tirare i remi in barca”.
Qualcosa però sfugge…
“Più che altro non si capisce perché siano usciti sul Mattino della domenica con questo annuncio senza che la cosa fosse consolidata e senza aver verificato la Costituzione. Se ti esponi con una proposta di questo genere, devi essere in una botte di ferro”.
Un arrocco - se fatto nei tempi e nei modi corretti - è uno sgarbo istituzionale?
“No, sono cose che in politica si fanno. Per esempio, il 7 dicembre 2022 l’assemblea federale ha eletto Elisabeth Baume-Schneider in Consiglio federale. Nel 2023 ha diretto il dipartimento federale di giustizia e polizia. Ma dal 1° gennaio 2024, ecco che con l’arrocco è passata a capo del Dipartimento federale dell’interno. In Consiglio federale, quando un nuovo ministro viene eletto in corso di legislatura, ci sono spesso questi arrocchi”.
Gli arrocchi sono cose che in politica si fanno
Nenad Stojanovic, politologo
In questo caso però il Governo parla di “disappunto”...
“Sicuramente questa vicenda non giova né a Gobbi, né a Zali, ma da qui a due anni questa storia sarà dimenticata. In politica le cose si dimenticano in fretta”.
Secondo lei questo caso potrebbe cambiare - a livello personale - le dinamiche di Governo?
“Per la dinamica interna di un Governo, che dovrebbe essere collegiale sulle decisioni più importanti, portando l’Esecutivo a cercare sempre un consenso che sia il più ampio possibile, questa storia non è certo l’ideale. La nota in pagella è molto bassa. Ma va anche detto che di responsabilità in questo pasticcio ne vedo di sicuro due... e forse anche tre”.

L'intervista a Norman Gobbi
Il Quotidiano 03.06.2025, 19:00
Gobbi è anche il presidente del Governo…
”Istituzionalmente il danno è ancora maggiore”.
È la fine dell’intesa a destra in Ticino?
“Sembra proprio di sì, ma è meglio aspettare... e vedere cosa succederà davvero. Questo perché Lega ed UDC sono talmente interdipendenti uno dall’altro che non hanno interesse a lasciarsi. L’eventuale presenza di Claudio Zali sulla lista per il Governo per l’UDC sembra essere la chiara linea rossa da non superare, ma al momento questa presenza è tutt’altro che sicura. Il rischio per la Lega e l’UDC è chiaro: andare alle Cantonali dell’aprile 2027 separati può voler dire consegnare il secondo seggio leghista al PLR. Devono capire se è davvero quello che vogliono. La realpolitik che finora ha contraddistinto la destra ticinese farebbe pensare che alla fine l’intesa non salterà: perché sia la Lega che l’UDC ne uscirebbero perdenti”.
L’interdipendenza si ferma alle Cantonali?
“No. L’UDC ha bisogno della Lega sia per confermare i due seggi che occupa in consiglio nazionale con Piero Marchesi e Paolo Pamini che per far eleggere Marco Chiesa sindaco di Lugano una volta che Michele Foletti lascerà la poltrona. Inoltre, bisognerà capire quali sono le reali intenzioni dei vari attori in gioco in vista della corsa agli Stati, per la quale potrebbe però candidarsi pure il liberale Christian Vitta”.
Secondo lei alla fine questo arrocco alla fine si farà?
“Sembra proprio di no, ma è presto per mettere la parola fine su questa vicenda. Il Governo ha deciso di prendersi tempo per approfondire la questione. Credo ci siano i presupposti per dire che non basterà la maggioranza assoluta, ma che ci vorrà il voto concorde di almeno quattro membri del Governo. Ed il polverone politico attuale suggerisce che questi numeri al momento non ci sono proprio”.

Arrocco leghista: il disappunto del Governo che prende tempo
Il Quotidiano 03.06.2025, 19:00