Ticino e Grigioni

Cavaione, l’ultimo villaggio diventato svizzero

Gli abitanti della frazione di Brusio furono naturalizzati in blocco il 12 luglio 1875 - La Confederazione si estese un po’ e guadagnò 108 cittadini - Sabato festa grande per i 150 anni dall’evento che coronò una storia unica di confini e identità

  • Ieri, 19:29
03:20

GrigioniSera del 10.07.25: il servizio di Antonia Marsetti con le spiegazioni di Sacha Zala

RSI Info 10.07.2025, 13:00

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Di: GrigioniSera/Diem 

Cavaione, piccolo villaggio grigionese della Val Poschiavo affacciato sulla Valtellina, detiene un primato unico: è l’ultimo territorio ad essere entrato a far parte della Svizzera. Questa peculiarità sarà al centro delle celebrazioni di sabato. La comunità festeggerà i 150 anni dalla sua annessione alla Confederazione Elvetica tramite la naturalizzazione in un colpo solo di tutti i suoi abitanti, dopo che per decenni non erano stati né svizzeri né italiani. Questa singolare condizione, della quale potere anche approfittare, si protrasse per secoli fino a quando, nel 1874, non intervennero dapprima il Governo retico e poi il Parlamento federale che ordinò, assumendosi anche parte dei costi, la naturalizzazione in blocco dei cavaionesi.

Una storia di confini mutevoli

La storia di Cavaione e dei suoi abitanti è emblematica delle complesse dinamiche di confine che hanno caratterizzato l’Europa centrale. La storia di Antonio Lozza, nato nel 1850, ne è un esempio lampante: nato sotto l’Impero austriaco, divenne suddito del Regno di Sardegna nel 1859, poi del Regno d’Italia, per poi ritrovarsi svizzero nel 1875.

La vista su Tirano.png

Tirano vista da Cavaione

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C’era però un problema. Necessitando di un documento – per esempio per sposarsi o emigrare - non sapevano a quale Stato rivolgersi. La questione piombò sulle autorità del comune di Brusio, che però non avevano nessuna intenzione di assumersi l’onere di badare anche al centinaio di residenti a Cavaione. La situazione alla fine si sbloccò con il sussidio federale concesso a Brusio per naturalizzarli. E così il 12 luglio 1875, ogni capofamiglia – i nuclei erano 21 - ricevette un certificato di cittadinanza firmato dal sindaco e dal cancelliere del comune di Brusio. E così tutti i 108 residenti vennero finalmente registrati come svizzeri.

Il piccolo insediamento, arroccato a 1’200 metri di quota raggiungibile con la strada solo dalla fine degli anni Sessanta, ha vissuto una serie di cambiamenti di nazionalità senza che i suoi abitanti si spostassero di un metro. “Cavaione è sostanzialmente un alpeggio dei tiranesi. Solo verso il XVII secolo comincia a essere abitato durante tutto l’anno”, spiega alla RSI il professor Sacha Zala, presidente della Società svizzera di storia e direttore del Centro di ricerca documenti diplomatici svizzera.

Da apolidi a cittadini svizzeri

Per lungo tempo, gli abitanti di Cavaione vissero in un limbo giuridico. “Fino alla seconda metà del XIX secolo era possibile che nel cuore dell’Europa ci fosse una comunità che poteva avere delle zone d’ombra riguardo alla cittadinanza dei propri abitanti”, sottolinea Sacha Zala che è cresciuto a Campascio, alcune centinaia di metri in linea d’aria sotto Cavaione.

Una celebrazione storica

Sabato, Cavaione si prepara a festeggiare questo importante anniversario. Nonostante oggi conti solo otto residenti permanenti (150 anni fa erano oltre 100), il villaggio si animerà con il ritorno delle generazioni emigrate. La celebrazione vedrà la presenza di numerose autorità, tra cui il sindaco di Brusio e gran consigliere Pietro Della Ca’, il presidente del governo Marcus Caduff, la consigliera nazionale Anna Giacometti e Stefania Stoppani, sindaco di Tirano.

La presenza del sindaco di Tirano sottolinea i legami storici tra Cavaione e la comunità italiana che nel Medioevo diede vita al villaggio. Questi legami, che hanno resistito ai cambiamenti di confine e di nazionalità, testimoniano la complessità e la ricchezza della storia di questa regione di frontiera.

Un microcosmo della storia europea

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Un villaggio al confine

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La storia di Cavaione riflette in miniatura le complesse dinamiche dei confini europei nel corso dei secoli. Dalla conquista della Valtellina da parte dei Grigioni nel 1512, passando per l’arrivo di Napoleone in Italia nel 1797, fino all’annessione della Valtellina al Regno di Savoia nel 1859, Cavaione è stato testimone e protagonista di importanti cambiamenti geopolitici.

Il professor Zala, che sabato avrà il compito di riassumere questa travagliata storia, sottolinea come Cavaione sia un esempio unico di “stratificazione di confini politici, amministrativi e comunitari”. La sua storia ci ricorda come i concetti di nazionalità e cittadinanza si siano evoluti nel tempo, e come piccole comunità abbiano dovuto navigare attraverso cambiamenti epocali.

La celebrazione di sabato non sarà solo un momento di festa per Cavaione, ma un’occasione per riflettere sulla formazione della Svizzera moderna e sul significato di appartenenza nazionale in un contesto europeo in continua evoluzione.

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