I sei giovani residenti nel Luganese (un 27enne italiano, un 32enne colombiano, due 21enni e un 22enne svizzeri e un 21.enne rumeno) accusati di aver rapito, picchiato e tentato di uccidere per 2'000 franchi di cocaina non pagata un 18enne del Mendrisiotto, secondo l'accusa meritano di condannati a pena variabili tra un minimo di 6 a un massimo di 11 anni di carcere. Il perché lo ha spiegato lunedì di fronte alla Corte delle Assise criminali la procuratrice pubblica Valentina Tuoni, titolare dell'inchiesta su quella che ha definito "una delle pagine più vergognose della storia del nostro cantone".
In tre occasioni (a Ambrì, a Quinto e a Cadempino) il branco, secondo quanto anche da loro sostanzialmente ammesso, ha sequestrato, picchiato, ferito, minacciato, cosparso di benzina, trascinato legato a un'auto e sottoposto a violenze di ogni altro genere il giovane anche quando era inerme. E chi non picchiava stava a guardare, senza intervenire.
I sei sono a vario titolo accusati di una sfilza di reati in gran parte riconducibili a due giorni il 10 dicembre 2020 e il 28 gennaio 2021, il giorno prima dell'arresto: sequestro di persona e rapimento, tentato omicidio, esposizione a pericolo della vita altrui, lesioni gravi, aggressione, omissione di soccorso, tentata presa d’ostaggio, coazione, infrazione alla legge sulla circolazione stradale, infrazione e contravvenzione alla legge sugli stupefacenti, vie di fatto, danneggiamento, furto di poca entità e guida in stato di inattitudine.
La posizione più grave è quella del 32enne colombiano. Per lui l'accusa ha chiesto 11 anni di carcere e 15 di espulsione. Era lui a vantare il credito nei confronti del 18enne. Ed è stato lui ad arruolare gli altri.
Domani, martedì, sarà la giornata delle difese. La sentenza dovrebbe cadere mercoledì.