Un progetto che sembra ora più che mai agli sgoccioli: la riforma “Ticino 2020” è nata con l’obiettivo di ridefinire i rapporti fra Comuni e Cantone, ma non ha dato i frutti sperati. SEIDISERA ne ha parlato con Andrea Pellegrinelli che è stato per 16 anni, fino a un anno e mezzo fa, sindaco di Capriasca e che è ancora vicepresidente dell’Associazione dei Comuni ticinesi.
“Si era partiti con molta voglia di fare. Poi, man mano che si procedeva, ci si è incagliati. Soprattutto a causa del vincolo di neutralità finanziaria tra i due livelli istituzionali (Cantone e Comuni, ndr), che all’inizio non era previsto e non era stato sottoscritto, ma che il Consiglio di Stato ha inserito”, spiega Pellegrinelli.
Durante l’incontro di mercoledì del Consiglio di Stato con i Comuni ticinesi, è stato rilanciato un rinnovo del rapporto con la firma di una dichiarazione di intenti. Ma come si passa dalle parole ai fatti? Per l’ex sindaco è importante che il Cantone non imponga unicamente la sua visione ai Comuni e che venga salvaguardata l’autonomia e l’indipendenza: “Nella misura in cui il Gran Consiglio, nelle sue leggi, non si preoccupa dell’influsso sui Comuni delle proprie decisioni o gli impone una serie di cose, ci saranno sempre delle tensioni”.
Dal lancio di “Ticino 2020” sono passati vari anni e ora appare necessario, per Pellegrinelli, premere sull’acceleratore. Soprattutto in vista dei vari problemi attuali, soprattutto quelli che riguardano le questioni finanziarie. I tempi si prospettano quindi duri “per chi è in funzione adesso e lo sarà nei prossimi anni”.