Ticino e Grigioni

Giornata del Bastone Bianco, una luce sull’inclusione dei non vedenti

Tra sfide quotidiane e progressi, la Svizzera si confronta con le esigenze di 400’000 persone con disabilità visive - Le testimonianze a Prima Ora (della RSI)

  • Ieri, 20:40
12:43

La giornata internazionale del bastone bianco

Prima Ora 15.10.2025, 18:00

Di: Prima Ora/sdr 

Il 15 ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata del Bastone Bianco, un’occasione per riflettere sui diritti e le necessità delle persone cieche e ipovedenti. Una ricorrenza che assume particolare rilevanza anche in Svizzera, dove si stima che circa 400’000 persone convivano con disabilità visive significative, di cui 50’000 non vedenti. A livello globale 253 milioni di persone soffrono di disabilità visive, tra queste 36 milioni sono cieche e 217 milioni ipovedenti. Un dato allarmante è che quasi il 90% di queste persone vive in Paesi in via di sviluppo, dove l’accesso a cure e supporto è spesso limitato.

Per approfondire il tema, la trasmissione “Prima Ora” della RSI ha intervistato Corinne Bianchi (responsabile UNITAS degli interessi delle persone cieche o ipovedenti) e Federico Soresina (musicista). Corinne Bianchi, una figura nuova all’interno di UNITAS, voluta proprio dalla Federazione Svizzera dei ciechi, ha sottolineato l’importanza simbolica del bastone bianco: “È sicuramente un simbolo di autonomia, facilmente riconoscibile. Tutti, ha spiegato, incontrando una persona con un bastone bianco dovrebbero quantomeno accorgersi della sua condizione”.

Federico Soresina ha condiviso un’esperienza personale meno positiva: “Nella mia esperienza, rivela, non ho avuto riscontri così positivi. Io non ho un cane guida, ribadisce, quindi avendo solo il bastone, questo non aiuta. Comprensibilmente, nella fretta quotidiana e nella folla, urtare persone o essere urtato è all’ordine del giorno. Certo, la maggior parte delle persone sta attenta ma i distratti sono presenti ovunque, forse molto più dei malintenzionati”. Ma come è il mondo “visto”, immaginato da chi non vede dalla nascita, come Federico? A rispondere è stato lui stesso, spiegando la difficoltà di raccontare a chi vede cosa vuol dire essere cieco dalla nascita. “È estremamente difficile da spiegare a chi vede. Non ho bisogno di immaginare la forma del viso, il colore degli occhi o dei capelli per farmi un’idea di una persona. È una questione di astrazione. Magari chi non vede ha un’immagine semplificata di un oggetto o un paesaggio rispetto all’immagine effettiva ma ciò non impedisce di vivere una vita normale.”

Sulla mobilità sono stati fatti passi avanti ma... resta lavoro da fare

Corinne, nel suo ruolo di responsabile degli interessi delle persone cieche e ipovedenti, ha illustrato il suo lavoro dell’ultimo anno che ha vissuto, dice, come una sorta di apprendistato. Si è concentrata soprattutto sulla mobilità e l’accessibilità delle stazioni ferroviarie, delle fermate degli autobus e dei mezzi pubblici. Ha verificato, ad esempio, la presenza di messaggi sonori all’interno dei veicoli e la corretta diffusione delle informazioni, sia all’interno che all’esterno degli edifici pubblici legati alla mobilità. “Non ho mai trovato qualcuno che mi ha detto: non si può fare. Ho sempre trovato persone disposte a vedere se, nel limite del possibile, si potesse fare qualcosa. Sono molto contenta della collaborazione, soprattutto con le Ferrovie federali svizzere (FFS) e alcune aziende di trasporto come AutoPostale”. La responsabile UNITAS ha anche delineato le sfide future a partire dalle pari opportunità nel mondo del lavoro e all’inclusione nelle scuole.

Nessuna scorciatoia, “bisogna puntare all’integrazione completa”

Federico, che non è solo musicista ma anche studente universitario, ha raccontato alla RSI il suo percorso di studi e la tenacia nell’affrontare un percorso comune. “Rimarcare le difficoltà non aiuta certo a superarle - chiosa -. Certo che ci sono ostacoli ma anziché farsi bloccare da queste montagne insormontabili, sarebbe forse il caso di prenderle di petto e andare avanti”. Ha poi condiviso la sua esperienza personale di studi: che va dalle scuole elementari passando per scuole medie, il liceo scientifico, poi Scienza economica a Lugano e adesso il master. Tutto, ricorda, “fondamentalmente affrontando un programma di studi assolutamente normale. Quindi nessuna scuola speciale, in affiancamento a un insegnante di sostegno e di fatto, salvo l’utilizzo di alcuni mezzi ausiliari - nello specifico un computer dotato di tecnologie apposite - ho fatto tutto quel che dovevo fare, esattamente come i miei compagni. Credo sia questo il cardine principe di qualunque lavoro di inclusione piuttosto che cercare dei binari alternativi o dei percorsi specifici che forse possono essere più semplici. Meno in salita forse, ma sicuramente non preparano il non vedente all’inserimento nel mondo”.

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La giornata internazionale del bastone bianco

SEIDISERA 15.10.2025, 18:00

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