Dai fatti sono trascorsi più di sette anni, e sul fronte penale la vicenda non è ancora chiusa. Tutt’altro. Il Tribunale federale ha infatti parzialmente accolto il ricorso presentato dai legali del giovane che il 22 aprile 2017, alla discoteca “Rotonda” di Gordola, provocò la morte di un 44enne del Mendrisiotto.
Il caso tornerà dunque alla Corte di appello e di revisione penale (CARP), che dovrà chinarsi di nuovo sulle cause del decesso. La questione riguarda la “superperizia” medica disposta dalla stessa CARP, e che l’aveva poi definita inutilizzabile.
L’uomo – conclude il rapporto – sarebbe deceduto per cause naturali. La dissezione della sua arteria vertebrale sinistra andrebbe ricondotta cioè a un’alterazione patologica del vaso. E non al pugno sferratogli alla nuca dall’allora 21enne mentre si apprestava a uscire dal locale.
La CARP – come detto – aveva scartato il parere dell’esperto, ma senza sentirlo per avere chiarimenti. Una valutazione che i giudici di Mon Repos hanno ritenuto arbitraria. Di qui gli ulteriori accertamenti ordinati dall’Alta Corte, che ha così annullato la condanna per omicidio intenzionale emessa nel luglio del 2022.
In secondo grado l’imputato (difeso da Yasar Ravi, Luisa Polli e Filip Cerimanovic) si era visto inasprire la pena: nove anni di carcere, anziché i cinque inflittigli alle Assise Criminali per il reato – meno grave – di omicidio colposo.
Quotidiano 19.00 del 23.10.2024