Ticino e Grigioni

I cacciatori alzano il tiro su “stereotipi e preconcetti”

Tra gestione della fauna, sicurezza e tutela dei boschi, le responsabilità per chi pratica l’attività venatoria continuano a crescere, soprattutto nel garantire l’equilibrio della fauna

  • 42 minuti fa
immagine
03:03

I cacciatori si presentano

Il Quotidiano 05.12.2025, 19:00

Di: Il Quotidiano-Sofia Pelosi/Tieffe 

La caccia è una tradizione profondamente radicata nella cultura ticinese. Con oltre 2’000 cacciatori attivi, il ruolo di chi la pratica è sempre più orientato alla responsabilità e al rispetto dell’ambiente.

“La nostra volontà è di far capire che cosa sia realmente la caccia, quale sia il ruolo reale del cacciatore, quali sono i suoi compiti e i suoi obiettivi e come fare a raggiungerli, per spostarsi da alcuni stereotipi e preconcetti che ancora ci sembra che aleggino sulla figura del cacciatore”, ha spiegato al Quotidiano, Davide Corti, presidente della Federazione Cacciatori Ticinesi (FCTI).

Rimane però una certa difficoltà nel trasmettere l’evoluzione di questa pratica al pubblico: “Ci siamo accorti che i destinatari delle nostre informazioni e del nostro modo di comunicare fino a oggi erano unicamente i cacciatori”, ha dichiarato Michele Bertini, responsabile della comunicazione della FCTI. “È una dinamica che si vede anche in altre categorie di interesse: la difficoltà a parlare all’opinione pubblica in senso più diffuso”.

Fino a circa dieci anni fa, ha spiegato Corti, due terzi dei cacciatori provenivano da zone rurali o dalle valli dell’alto Ticino, mentre ora il 70% dei candidati viene da zone urbane e non ha esperienze, né dirette né indirette, con la caccia. Anche la selvaggina ha avuto un’evoluzione verso le aree più popolate. “Più che spostarsi, la selvaggina è aumentata e questo l’ha portata a colonizzare delle zone molto a ridosso dei centri urbani. Quindi anche la caccia deve adattarsi”.

Nel 2025 sono stati abbattuti più di 7’000 ungulati, un numero più che triplicato rispetto a trent’anni fa. Dietro a queste cifre c’è una scelta precisa: il Cantone si affida ai cacciatori come strumento di gestione, per garantire l’equilibrio della fauna con l’ambiente.

Secondo Andrea Stampanoni, collaboratore scientifico dell’Ufficio della caccia e della pesca, intervistato dal Quotidiano, al di là dei numeri ci sono delle esigenze di ordine gestionale che si traducono in interessi pubblici. “L’abbattimento di un consistente numero di cervi”, per esempio, “è una necessità per il ringiovanimento boschivo, soprattutto nei boschi con particolare funzione protettiva. Se non si ringiovanisce il bosco, la sicurezza non è più garantita per le persone e per le vie di comunicazione”.

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare