Ticino e Grigioni

Il sole sorride alle capanne ticinesi

L’esempio della Capanna Cadagno in Leventina, nel pieno di una stagione positiva anche grazie agli escursionisti di giornata – “Sempre più gente in montagna, ma le difficoltà pratiche non mancano”

  • 2 ore fa
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Il turismo in capanna

Il Quotidiano 04.08.2025, 19:00

Di: Quot/dielle 

Sulle montagne ticinesi siamo nel pieno dell’alta stagione per le capanne ticinesi e la capacità di accogliere, spesso, fa la differenza. Il Quotidiano è stato in Valle Leventina, a un’ora di cammino dal lago Ritom, per vedere da vicino come sta andando l’estate alla capanna Cadagno.

In quota spesso molto dipende dalla meteo, ma per Eliana Ferretti il successo dipende anche da una fetta di torta. Assieme al marito gestisce la capanna Cadagno da 11 anni. Questa è la loro ultima stagione, finora positiva non solo grazie al sole di maggio e giugno.

“Noi abbiamo anche moltissima clientela a mezzogiorno, con gli escursionisti di giornata che si fermano a mangiare anche perché le cose sono fatte in casa e genuine. Puntiamo infatti molto sulla buona cucina e la clientela lo apprezza”.

Gli sforzi fatti per ridurre i posti letto nelle stanze non sempre si rivelano sufficienti: le esigenze sono cambiate e anche Eliana, di fronte alla domanda ‘si sente più capannara o albergatrice?’ si colloca a metà: “Mi sento un po’ tutte e due, devo pur sempre anche accogliere le persone che si fermano a dormire. Restiamo comunque sempre una capanna, anche se in effetti richieste come quella delle camere doppie si fanno sempre più frequenti…e noi purtroppo non le abbiamo”.

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La bellezza del luogo deve poi fare i conti anche con tanto lavoro dietro le quinte: disponibilità d’acqua, gestione dei rifiuti, fornitura di elettricità: in quota tutto è più complicato.

“Non siamo strutturati ad esempio per gestire delle emergenze energetiche – spiega da parte sua Idalgo Ferretti, il marito di Eliana –, e quassù capitano. Al giorno d’oggi tra pagamenti elettronici e riservazioni via internet, quando capitano problemi in effetti ci mettono in difficoltà, anche se poi in qualche modo riusciamo a metterci un ‘cerotto’, ma non è tutto cosi scontato”.

L’obiettivo resta quello di offrire un servizio di qualità conservando la semplicità di un rifugio alpino. Anche perché i potenziali clienti non mancano. “In 23 anni di esperienza sul campo ho visto un grande cambiamento: la gente che frequenta la montagna è davvero aumentata parecchio, sia persone più esperte, sia neofiti… ma la tendenza a voler evadere dalle città c’è tutta”.

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