L’indirizzo del cosiddetto decreto Morisoli era chiaro: pareggio dei conti pubblici entro il 2025. Ora che l’anno si sta per chiudere e il pre-consuntivo indica un deficit attorno ai 37 milioni di franchi, è tempo di un bilancio.
“Il bilancio non è certamente positivo. Né il Governo né il Parlamento l’hanno rispettato, nonostante la volontà popolare, disattendendo anche tre cose importanti che erano incluse: non riversare oneri sui Comuni, non togliere soldi ai meno abbienti e soprattutto non aumentare tasse e balzelli”, sottolinea il granconsigliere UDC.
Critica, ma per altri motivi, anche la lettura del capogruppo PS Ivo Durisch: “Ha permesso ai partiti di centro destra, che detengono la maggioranza, di effettuare tagli ai servizi pubblici penalizzando anche il personale dell’Amministrazione, per garantirsi gli sgravi fiscali che avevano intenzione di fare”.
Quello che è certo è che il decreto non se lo scorderà nessuno. Ha portato il Governo ticinese a fare manovre di rientro dolorose, come i 134 milioni del Preventivo 2024, che hanno riempito le piazze e fatto gridare ai tagli antisociali. Doveva essere un antidoto per evitare che i conti invecchiassero a dismisura. Morisoli lo definisce invece “un corsetto contabile, come devono essere i corsetti quando le finanze vanno fuori rotta. Non doveva impedire di fare politica, anzi doveva imporre il dovere di fare delle scelte, selezionare che cosa fare e cosa non fare”.
https://rsi.cue.rsi.ch/info/ticino-grigioni-e-insubria/Il-preventivo-della-discordia--2044807.html
Senza decreto non si sarebbe arrivati vicino a un pareggio? Ivo Durisch non è d’accordo: “la legge sulla gestione già prevede un pareggio di bilancio. Per cui da questo punto di vista era inutile. Quello che il decreto non ha considerato - e che sostanzialmente diceva di non volere, ma praticamente è impossibile - è che con dei tagli ai servizi si vanno di fatto a toccare le persone bisognose, fragili. L’abbiamo visto: sono state toccate le case per anziani, le persone invalide e i giovani con difficoltà”.
A cosa è servito quindi? “A fare in modo che i deficit fossero meno corposi. Ha fatto comunque paura, ha fatto un po’ da spaventapasseri a chi voleva prendere a mani basse dalle casse dello Stato. In ogni spesa, ma anche in ogni aumento d’imposta, c’era sempre un po’ questo fantasma dietro”, afferma Morisoli.
Le 8’000 firme raccolte dalla VPOD per abolire il provvedimento non contano ormai più nulla, non essendo mai arrivate in Parlamento. C’è invece ancora sul tavolo il Morisoli Bis, che guarda al 2027. Ivo Durisch conclude evocando lo scontro politico: “non è tanto da combattere il Morisoli bis o tris. Da combattere è una maggioranza neoliberista che vuole ridurre le imposte e per pagare questa riduzione vuole ridurre i servizi”.
Uno scontro che tornerà, anche perché ora ci sono da “digerire” i due sì alle iniziative sui premi di cassa malati.
Un cantone con le finanze in affanno
Modem 02.10.2025, 08:30











