A Berna giovedì il Parlamento ha fatto un passo a favore delle imprese, in particolare di quelle esposte verso il commercio estero e dunque alle prese anche con i contraccolpi dei dazi al 39% decisi da Donald Trump. Il Consiglio nazionale, dopo gli Stati, ha infatti deciso di dare alle aziende in difficoltà la possibilità di estendere da 18 a 24 mesi il ricorso al lavoro ridotto. Una buona notizia per diversi cantoni. Attualmente tra i più toccati c’è il Jura, con oltre un centinaio di aziende che ha fatto domanda e anche in Ticino sono arrivate le prime richieste, come confermato da Stefano Rizzi, direttore della divisione ticinese dell’Economia.
“Non si può parlare attualmente di un fenomeno generalizzato - dice Rizzi a SEIDISERA - e anche per quanto riguarda i settori possiamo dire che ci sono maggiori preoccupazioni nell’ambito dell’industria metalmeccanica ed elettrica, però è chiaro che dovremo continuare a monitorare la situazione anche nelle prossime settimane e mesi”.
Il settore metalmeccanico è quello che sta subendo di più il calo degli ordinativi anche a livello nazionale. Il settore, con il ramo automobilistico in testa, tra l’altro, era già in frenata prima dell’introduzione dei dazi. Detto questo, c’è il timore di un’impennata delle domande di lavoro ridotto? “Evidentemente non ce lo auguriamo, prosegue il direttore. Però è chiaro che bisogna essere realisti ed è evidente che le aziende, e questo ce lo dicono le associazioni economiche, stanno valutando degli scenari. Ed è possibile che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, delle decisioni saranno dovute in seguito a questa situazione a meno che ci siano delle novità che possano andare a cambiare il contesto in cui ci stiamo muovendo”.
La Camera di Commercio del Canton Ticino, che difende gli interessi delle aziende, ha confermato alla RSI che, per il momento, non ha notizie di decisioni di rilievo come le delocalizzazioni negli Stati Uniti. Il Consiglio di Stato, rispondendo a un’interrogazione di due deputati liberali radicali, ha detto di osservare con attenzione anche altri comparti manufatturieri ed esportatori. In particolare, alla luce delle incertezze legate alla farmaceutica e ai metalli preziosi. La stessa Camera di Commercio ticinese ha già detto che si metterà in contatto con le autorità cantonali al termine delle indagini che sta effettuando presso le aziende e in collaborazione con le altre Camere di commercio svizzere, per verificare quali sono gli ostacoli burocratico-amministrativi nelle procedure per l’ottenimento del lavoro ridotto.
Lavoro ridotto nei Grigioni, per ora una sola richiesta
Sino ad ora il “super dazio” statunitense ha appena scalfito l’economia retica. Una sola ditta ha infatti inoltrato alle autorità cantonali il preannuncio di lavoro ridotto a seguito dell’introduzione della tariffa forfettaria al 39%, come ha fatto sapere il capo dell’Ufficio per l’industria, arti e mestieri e lavoro Gian Reto Caduff. La richiesta, proveniente da un’azienda produttrice di materiali da costruzione per particolari lavori edili, è nel frattempo stata approvata e sono 25 i lavoratori per i quali può essere disposto l’orario ridotto con versamento delle relative indennità dalla cassa disoccupazione.
La mannaia di Donald Trump non si è quindi abbattuta sul canton Grigioni, il cui sistema economico - rimarca Caduff - denota una scarsa dipendenza dalle esportazioni negli Stati Uniti. Resta da vedere, ovviamente, l’impatto a lungo termine del superdazio americano. Al momento regna un moderato sentimento di fiducia - conclude Gian Reto Caduff.
Indennità per lavoro ridotto estesa a 2 anni
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