Reportage

Il peso dei dazi USA sulle aziende della Svizzera italiana

Viaggio tra chi tenta di rifarsi sul distributore americano, chi ha la merce ferma in deposito e chi ha già chiesto il lavoro ridotto

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Dazi USA, come stanno reagendo le aziende ticinesi?

Falò 09.09.2025, 20:45

Di: Oscar Acciari e Marco Dalla Fiore, giornalista e videomaker

Quanto sta incidendo la decisione di Donald Trump di imporre alle merci di origine svizzera un dazio aggiuntivo del 39%? Falò ha realizzato un reportage tra alcuni imprenditori della Svizzera italiana per capire come si stanno muovendo e quali strategie stanno adottando.

Impossibile ridurre il prezzo di vendita, occorre agire sul distributore

Per Sandro Grisoni, amministratore unico della IdealTek di Balerna oggi non esistono più margini per abbassare il prezzo di vendita: “Negli ultimi dieci anni abbiamo aumentato i prezzi ai nostri clienti al massimo del 5%, meno di un punto percentuale all’anno, assorbendo, come azienda, tutti i costi a monte. Oggi non abbiamo lo spazio per concedere ulteriori sconti. Se lo facessi, comprometterei l’esistenza della società.”

Nella ditta del Mendrisiotto si producono prezzi di precisione, tra cui pinzette e tronchesini. Il mercato americano rappresenta il 25% del fatturato annuo. Dall’annuncio del dazio aggiuntivo americano è cominciata la trattativa con i distributori sul prezzo di vendita all’utilizzatore finale. Il dazio dovrebbe essere a carico dell’importatore americano, ma si tratta per non perdere i clienti. Per Sandro Grisoni la via di uscita è convincere i distributori americani ad abbassare il loro margine: “I nostri distributori, che storicamente hanno sempre lavorato con margini importanti, dovranno assorbire parte di questo aumento. C’è spazio per aumentare un po’ il prezzo alla rivendita. Dunque, anche i distributori non è che assorbiranno tutto loro questo costo. Oggi probabilmente loro lavorano con marginalità che sono circa del 50%. Domani probabilmente dovranno accontentarsi del 40%, perché il rischio vero è di uscire dal mercato.”

Merce ferma in attesa di chiarimenti

Intanto alcuni distributori e alcuni clienti finali hanno bloccato la partenza di merce dalla Svizzera, in attesa di chiarimenti.

Alla Chocolat Stella di Giubiasco le palette con le tavolette di cioccolato sono ferme in magazzino. Un grosso cliente ha bloccato l’esportazione di due container, 300mila tavolette di cioccolato, destinati al mercato americano. Le trattative stanno avvenendo in modo differenziato con i distributori e con alcuni supermercati americani. Per i generi alimentari non si può aspettare troppo tempo. Dall’introduzione del dazio americano sulle merci di origine svizzera è già passato oltre un mese.

La merce è ferma anche nei magazzini della Plastex di Madonna del Piano (Comune di Tresa). Il mercato americano lo scorso anno rappresentava il 7% della cifra d’affari. Per quest’anno i responsabili dell’azienda, che produce componenti tecnici in materiale termoplastico per diversi settori di attività, contavano raggiungere il 10%. Ma ora non si possono più fare previsioni. La merce, che avrebbe dovuto essere imbarcata per gli Stati Uniti, è ferma in attesa di un accordo con i distributori. “Abbiamo la merce pronta per la spedizione. Sono 200’000 franchi fermi in attesa di capire cosa fare. Sono tanti per una piccola azienda come la nostra” - ci dice Marco Lombardini, amministratore unico Plastex Sa.

Tagliare fuori il distributore americano

Alla Plastex si puntava molto sul mercato americano fino al primo d’agosto scorso. In quest’ottica recentemente sono stati investiti 300mila franchi per realizzare una nuova macchina performante. Lo scorso anno i vertici dell’azienda si erano già mossi per cercare di vendere negli Stati Uniti i propri prodotti al cliente finale. Una mossa per avere più margine di manovra sui prezzi che ora diventa prioritaria.

La botta di un mercato in crescita

Il mercato americano era in crescita per molte aziende svizzere, tra cui Tecnopinz di Mezzovico- Vira, dove si producono sistemi di serraggio e soluzioni di meccanica di precisione. La parte di cifra d’affari, proveniente dal mercato statunitense, considerando i clienti diretti e indiretti, lo scorso anno era di circa il 20%. Il mercato americano, fino a un mese fa, rappresentava anche una via d’uscita per far fronte alla crisi di altri settori.

Ora però, a causa dei dazi, Tecnopinz è in lavoro ridotto. Una misura a cui stanno pensando anche altre aziende, tra cui Chocolat Stella. A preoccupare è anche la concorrenza con i paesi dell’Unione Europea. Va infatti precisato che al dazio statunitense del 39% per i prodotti di origine svizzera va aggiunto quello preesistente della Nazione più favorita (MNF - Most-Favored-Nation) che varia a seconda della tipologia di merce esportata. Per i concorrenti europei il dazio globale americano è del 15%. Fanno eccezione solo alcune merci per il quale l’MNF era più alto già prima dell’introduzione del dazio americano. Si teme quindi che i clienti finali americani sostituiscano i prodotti di origine svizzera (nonostante la loro rinomata qualità) con quelli europei.

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