La notizia del trader William Duplessie - che si è consegnato alla polizia di New York perché sospettato di aver avuto un ruolo nel rapimento di Michael Valentino Carturan, facoltoso imprenditore italiano e guru delle criptovalute, torturato per ottenere le password dei suoi conti - ha riportato d’attualità le critiche e le perplessità nei confronti della città di Lugano, che punta molto proprio sulle criptovalute e sul Bitcoin in particolare, con il Plan B.
Duplessie, infatti, ha avuto, soprattutto in passato, forti legami con il Ticino, dove ha abitato prima della pandemia e dove ha creato un fondo di investimento. È stato considerato in Ticino un pioniere, un precursore delle criptovalute e della tecnologia blockchain. Era attivo in questo ambito già nel 2019, ben prima dunque che a Lugano si sviluppasse il Plan B.
Il Plan B, in particolare, è una creazione, per certi versi, del sindaco Michele Foletti, che la RSI ha contattato per una prima reazione. “Questa persona io non la conosco. Era arrivata a Lugano ben prima che lanciassimo il Plan B”, dichiara Foletti ai microfoni di SEIDISERA.
Più che il Plan B, ritiene il sindaco, probabilmente quello che ha attirato il trader a Lugano è stata la liberalità del quadro legale elvetico. “Sin dal 2014 sono arrivati in Svizzera perché era uno dei pochi Paesi, insieme a Singapore, che aveva creato un quadro normativo che permetteva di operare in ambito finanziario con la finanza digitale. È chiaro che quando si è precursori qualche problema lo si può avere ma i vantaggi, dal mio punto di vista, sono stati maggiori rispetto agli svantaggi”, sottolinea Foletti.
Le criptovalute, Lugano e il ruolo di Trump
E con Michele Foletti la RSI ha parlato di Plan B anche da un’angolatura internazionale. Il presidente statunitense Donald Trump, infatti, ha cambiato, almeno apparentemente, l’approccio degli USA nei confronti della finanza digitale. Trump, tra l’altro, è molto vicino ai vertici della criptovaluta Tether, che sono anche i principali partner del Lugano Plan B. Ora, dunque, c’è chi si chiede se l’atteggiamento di Trump potrebbe portare a uno spostamento delle aziende di questo settore da Lugano agli Stati Uniti.
Foletti ammette che l’apertura di Trump “a stablecoin e alla finanza digitale ha rallentato alcune aziende che erano molto interessate a venire a Lugano per il quadro legislativo svizzero; adesso si sono messe in attesa per capire cosa succede negli Stati Uniti. Mi hanno detto che se là il quadro verrà regolamentato in maniera chiara, allora andranno negli USA e non verranno a Lugano. Lo capiamo benissimo”. Foletti, sottolinea, però che “da noi c’è una certezza legislativa. Negli Stati Uniti mi sembra che siano più dichiarazioni. I poteri del presidente americano non sono infiniti. Abbiamo visto ancora in queste ore decisioni di vari tribunali americani che dicono: il presidente ha abusato dei suoi poteri”.

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