Ticino e Grigioni

Preoccupazioni per il futuro del settore vitivinicolo

“Il problema maggiore è quello degli stock, oltre al calo del consumo a livello generale”, spiega Andrea Conconi. Rispetto alla Romandia però, a sud delle Alpi la situazione è meno allarmante

  • Ieri, 17:43
  • Ieri, 21:14
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Bilancio delle vendite dei vini e dei prodotti locali ticinesi

SEIDISERA 28.07.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA/RSI Info/Pervin Kavakcioglu/Umberto Gatti 

In Svizzera il settore vitivinicolo è preoccupato per il futuro. In Ticino si condividono le preoccupazioni dei viticoltori romandi di fronte al calo delle vendite di bottiglie e quindi degli esuberi nelle cantine. La situazione a sud delle Alpi è meno allarmante. L’attenzione resta comunque alta, anche perché la tendenza a consumare meno vino si sente. Lo dimostrano i risultati di un sondaggio effettuato proprio in questi giorni tra i viticoltori ticinesi.

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Vigneti nel Mendrisiotto (immagine d'archivio)

  • Ti-Press

Hanno risposto quattro viticoltori su dieci, ma insieme rappresentano il 60% della produzione di vino ticinesi. Quindi un dato che può già fornirci un’immagine piuttosto accurata di qual è la situazione? Andrea Conconi, presidente dell’Inter Professione della vite e del vino ticinese, organizzazione che rappresenta l’intera filiera vitivinicola del Cantone, rassicura ai microfoni di SEIDISERA rispetto a quanto si sta vivendo in Romandia, ma non nasconde la realtà.

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Meno bottiglie invendute di vini ticinesi

Il Quotidiano 28.07.2025, 19:00

“Il problema maggiore è quello degli stock. Noi abbiamo avuto tre piccole vendemmie che hanno fatto sì che questi stock non sono aumentati”, spiega Conconi. “Poi ci sono dei problemi, dei fattori che riguardano soprattutto la liquidità. La gente vende meno, deve aspettare più a lungo per incassare i soldi, si riduce la marginalità. Quindi sosteniamo i viticoltori romandi sulle richieste rivolte al Consiglio federale. Non è l’unico settore che sta soffrendo, è un settore primario, legato tanto anche ai cambiamenti climatici e quindi è soprattutto coi beni di importazione”.

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Andrea Conconi, presidente dell’Inter Professione della vite e del vino ticinese, in un'immagine d'archivio

  • Ti-Press

Una situazione che tocca un po’ meno i piccoli e medi produttori. Lo conferma Andrea Ferrari, presidente dell’associazione Viticoltori e vinificatori ticinesi con una quarantina di associati. “Nella nostra associazione abbiamo meno problemi perché andiamo da 5 a 120’000 bottiglie, più o meno. Il grosso problema è per i grossi produttori che hanno più problemi sia di vendita che nello stoccaggio. Ma il mercato è fermo un po’ per tutti e se si continua in questa direzione si rischia di avere dello stock, senza poter pagare fatture, e tutto il resto”.

Una congiuntura globale che quindi incide sul potere d’acquisto del consumatore, e ne sono tutti ben coscienti. Limitare le importazioni di vino estero, come chiesto dalla Romandia, potrebbe favorire le vendite di vino svizzero ma Andrea Conconi ricorda che il discorso va al di là dei confini cantonali.

“Sicuramente potrebbe essere un fattore, quando il consumo scende, poter diminuire il numero di bottiglie importate con un dazio preferenziale. Chiaramente non è solo il settore del vino che è coinvolto. Abbiamo i formaggi che esportano il 70% e hanno magari paura di una ritorsione. È un discorso molto più ampio. Bisogna sedersi al tavolo e vedere anche se gli accordi commerciali lo permettono”.

Andrea Ferrari da parte sua aggiunge che la proposta non risolverebbe comunque la situazione perché “dobbiamo pensare che una parte del problema è legato anche al consumatore che dobbiamo cercare di fidelizzare, come fatto durante il Covid quando era portato a consumare svizzero per sostenere le aziende”. Insomma, i fattori che influiscono sulla vendita di vino locale sono molti e toccano diversi ambiti. Non c’è quindi una soluzione unica.

E i prodotti locali?

Per i produttori di vino ticinesi quindi la situazione non è drammatica. Di prodotti locali però ce ne sono parecchi e allora i microfoni di SEIDISERA hanno cercato di capire come vanno le vendite in questo settore, con chi si occupa della promozione di questi prodotti e in generale di un’alimentazione che guarda il più possibile all’economia locale.

“Per quanto posso osservare, mi sembra che i prodotti locali stiano bene, soprattutto per quello che riguarda la qualità”, spiega Franco Lurà, presidente di Slow Food Ticino, associazione che si occupa della promozione di prodotti alimentari sostenibili.

“Abbiamo a che fare con una produzione che nella maggior parte dei casi è rispettosa dell’ambiente. Sono prodotti buoni e genuini, quindi, per quello che riguarda l’aspetto produttivo non ci sono problemi. Forse qualche problema in più lo si può trovare nello smercio, per cui possono crearsi in certi settori degli accumuli, come il caso del formaggio o per certi aspetti anche dei vini che a volte stazionano un po’ troppo nei magazzini di chi li produce o di chi li rivende”.

“Spesso, i soldi che vengono spesi in più per un prodotto locale, genuino e a filiera corta vengono poi compensati dai grandi vantaggi di una salute migliore, un’alimentazione più corretta, più sana e anche per un aiuto all’economia che poi si riflette sulle tasche di ognuno”, aggiunge Lurà .

Per scongiurare il calo di vendite, “bisognerebbe cominciare a far capire alla gente che i prodotti hanno anche un gusto differente, a dipendenza di quello che si acquista”, conclude il presidente di Slow Food Ticino. “Quindi una sensibilizzazione all’abitudine del gusto. Il prodotto locale spesso ha un sapore a un’intensità che il prodotto comprato non sempre ha, anzi spesso la differenza è abbastanza palese. Poi ognuno continuerà a scegliere secondo i propri desideri, i propri gusti e la propria disponibilità”.

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