Per sette dei nove imputati è stato trovato un accordo tra la procuratrice pubblica Chiara Borelli e gli avvocati delle difese. È così che lunedì si è aperto alle Criminali di Lugano il processo Belfor, in cui nove persone sono accusate di aver presentato alle compagnie assicurative fatture gonfiate o per lavori in realtà mai eseguiti. Fatti che risalgono agli anni tra il 2011 e il 2023.
Le pene concordate tra le parti sono di sei anni di carcere per l’allora titolare della succursale ticinese di Belfor, cinque anni per il fratello e anche per la direttrice di Sublimity, la società di lavoro interinale che prestava il personale a Belfor. Per gli altri imputati le pene vanno dai quattordici mesi ai tre anni, alcune sospese e altre da scontare parzialmente. Accordi che dovranno ancora essere approvati e confermati dalla corte presieduta dal giudice Amos Pagnamenta.
Due imputati invece non hanno accettato l’accordo della procuratrice pubblica, si tratta degli allora dipendenti di due delle assicurazioni truffate. Per loro dibattimento si svolgerà dunque normalmente.
Una delle due difese - rappresentata dal già giudice Mauro Ermani, che fa dunque il suo ritorno nell’aula penale ma con il ruolo di avvocato - ha sollevato diversi dubbi di varia natura che hanno impegnato la Corte durante tutta la mattinata, con diverse sospensioni per le decisioni. Dubbi che finora sono stati tutti respinti. Si resta in attesa per la richiesta di un perito contabile esterno per verificare le cifre esatte. Sedici milioni è l’ammontare delle fatture presentate alle assicurazioni. Di questi, cinque milioni sarebbero stati gonfiati.






