Ticino e Grigioni

Quando i gesti parlano, “ma non è sempre stato così”

Tecnologia, diritti e lingue dei Segni, ecco come è cambiata la vita delle persone sorde

  • Un'ora fa
12:44

La Giornata della Lingua dei Segni

Prima Ora 23.09.2025, 18:00

Di: Prima Ora/Spi 

Anche la musica può essere tradotta in gesti comprensibili da chi non sente. Aprendo su queste note, Prima Ora ha parlato di come si è evoluta l’integrazione delle persone sorde e dei passi che ancora restano da compiere. Questo martedì ricorre infatti la Giornata delle lingue dei segni.

Uno sguardo sul passato e sul presente dell’educazione è stato offerto da Ivana Galfetti, pioniera dei diritti per le persone sorde in Svizzera e fondatrice della Federazione dei Sordi nella Svizzera italiana: “Ai miei tempi facevo parte di una scuola oralista, un ambiente molto chiuso”. Nonostante le difficoltà, Galetti ha riconosciuto i benefici di quell’esperienza: “Sono fiera di aver fatto questa scuola, perché grazie a questa ho imparato a poter parlare”.

Maggiore inclusione nelle scuole

Il panorama educativo è cambiato radicalmente con l’introduzione della lingua dei segni nelle scuole. Un cambiamento che ha portato dei vantaggi: “I bambini - ha ricordato Galfetti - potevano essere inseriti nelle classi delle scuole comunali grazie all’affiancamento di figure professionali”. Questo progresso ha permesso una maggiore inclusione, supportata da figure come interpreti, logopedisti e assistenti alla comunicazione.

Tuttavia, Galfetti non ha nascosto le sfide persistenti, in particolare per i giovani che, una volta terminata la scuola, si trovano ad affrontare un mondo esterno spesso privo di supporto linguistico adeguato. La sua esperienza personale l’ha portata a padroneggiare sia la lingua dei segni che la lettura labiale, permettendole di comunicare efficacemente in entrambi i mondi.

Un punto critico, sollevato da Galfetti, riguarda il ritardo della Svizzera nel riconoscimento ufficiale della lingua dei segni. “La Svizzera è stata proprio ultima nella ratifica della Convenzione ONU per il riconoscimento della lingua dei segni”, ha detto, sottolineando come la Confederazione abbia impiegato 14 anni per ratificare la Convenzione, mentre 80 altri Paesi l’avevano già fatto nel 2007.

La tecnologia aiuta

Nonostante le difficoltà, Galfetti ha riconosciuto i progressi significativi compiuti dalla comunità sorda: “Grazie alla tecnologia siamo diventati molto più indipendenti,” ha detto, citando l’impatto rivoluzionario di strumenti come smartphone, computer e videochiamate.

Sempre a Prima Ora, sul tema Sara Vaccaro di FrequenzeLIS, l’associazione che offre un sostegno alle persone sorde e deboli d’udito, ha offerto una prospettiva complementare, focalizzandosi sugli sforzi attuali per promuovere l’inclusione e la consapevolezza. L’associazione, nata nel 2023 in seguito al voto popolare che ha sancito il diritto alla lingua dei segni nella Costituzione svizzera, si impegna in varie iniziative. “Cerchiamo di mettere la persona sorda al centro dell’evento per valorizzare la persona sorda, la comunità sorda e con l’obiettivo di abbattere delle barriere e dei pregiudizi”, ha spiegato.

Vaccaro ha sottolineato l’importanza dell’accessibilità comunicativa in tutti i settori della vita quotidiana, evidenziando come la mancanza di accesso alla lingua dei segni limiti significativamente la partecipazione delle persone sorde alla vita pubblica e politica.

Diversità linguistiche regionali

Un aspetto interessante emerso durante l’intervista riguarda la diversità delle lingue dei segni. Contrariamente alla credenza comune di una lingua dei segni universale, Vaccaro ha spiegato come “la lingua dei segni si sviluppa all’interno della regione in cui la comunità sorda vive”, sottolineando che questa diversità linguistica riflette le influenze territoriali e culturali di ogni regione.

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