È proseguito nel pomeriggio a Lugano il processo ai quattro giovani che lo scorso ottobre hanno partecipato a una violenta rissa alla rotonda di Locarno nella quale era stato ferito un 26enne dello Sri Lanka. Hanno tra i 22 e i 30 anni e in aula hanno fornito le loro spiegazioni su dei fatti che erano anche stati documentati da un video che lasciava poco spazio ai dubbi.
Per il 30enne e uno dei due fratelli l'accusa è di tentato omicidio intenzionale e il procuratore pubblico Pablo Fäh ha chiesto 4 anni e 6 mesi di detenzione. Per gli altri imputati due sono stati chiesti due anni per il ticinese accusato di lesioni gravi e 9 mesi per l'altro fratello, per lesioni semplici, pena eventualmente sospesa per entrambi.
Il dibattimento
I quattro hanno sempre risposto con calma e determinazione, anche quando sono stati incalzati dal giudice Amos Pagnamenta, che ha voluto capire perché non se ne fossero andati, perché non hanno chiamato la polizia e se volessero dare una lezione al 26enne che li aveva importunati e in seguito minacciati con un coltello.
Tutti e quattro hanno riferito che il richiedente l'asilo era alterato da alcol e forse da qualche sostanza. In un primo tempo erano riusciti con pacatezza ad allontanarlo, ma poi è ritornato da loro con fare -a loro dire- più aggressivo. E quando è spuntato il coltello si sono sentiti in pericolo e la loro reazione violenta aveva come unico intento quello di disarmare il 26enne e fare in modo che si allontanasse. Gli sono stati lanciati sassi, è stato preso a pugni, calci e gli sono stati tirati tra spalle e testa dei colpi con uno skateboard.
Ma perché non chiamare la polizia? Le risposte qui sono state differenti. Chi non voleva farsi sorprendere con uno spinello, chi non voleva rischiare di perdere il lavoro e chi non ha una risposta precisa e razionale. Ma tutti negano di averlo colpito per dargli una lezione. Insomma, per loro è stata legittima difesa.
Il procutatore Fäh: “Ben oltre la legittima difesa”
Una visione, quella degli imputati, che non corrisponde però a quella del procurator pubblico Pablo Fäh che, in fase di requisitoria, ha fatto notare che se da un lato lo srilankese ha certamente provocato, dall'altra questo atteggiamento non è ancora un'aggressione. Non è per difendersi che si va verso una persona che ti sfida, ha spiegato, sottolineando che i colpi alla testa potevano avere conseguenze letali. L'atteggiamento di alcuni di loro è stato spavaldo, nel video è evidente - ha detto - e una persona che è spaventata non si comporta così. Durante queste parole, uno dei due fratelli ha iniziato a piangere. Gli altri ascoltavano con attenzione e a tratti con preoccupazione.
Il reportage tra le strade di Locarno
Questa aggressione - che era l'ultima di diverse - aveva spinto il Municipio di Locarno e i sindaci della regione a puntare sugli operatori di prossimità. Il servizio - anche grazie a una convenzione con la fondazione Gabbiano - è stato notevolemente potenziato. SEIDISERA oggi ha incontrato un'operatrice di prossimità proprio sui luoghi dell'aggressione. Ascolta il reportage.

SEIDISERA del 17.04.2023 - Il reportage di John Robbiani
RSI Info 17.04.2023, 17:45
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RG 12.30 del 17.04.2023 - Il servizio di Pervin Kavakcioglu
RSI Info 17.04.2023, 12:19
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