L’asilo è una minima parte nel vasto fenomeno della migrazione. E proprio chi ha un passato migratorio ha fino a quattro volte più probabilità di essere ospedalizzato. A dirlo sono i numeri presentati venerdì, sempre a Berna, nel corso del quarto forum sull’equità nella sanità, organizzato dalla Swiss Health Network for Equity. Un appuntamento che è stato dedicato, in particolare, alla presa a carico sanitaria delle famiglie migranti, non da ultime a quelle in arrivo dall’Ucraina dopo lo scoppio della guerra. SEIDISERA della RIS ha parlato delle sfide della sanità in questo campo con il co-presidente per la Svizzera italiana dell’associazione e già direttore sanitario dell’Ospedale della Beata Vergine di Mendrisio, il dottor Brenno Balestra.
“Quando si parla di migrazione, in realtà si pensa solo a un aspetto che è minoritario, quello dei richiedenti l’asilo. Mentre il problema migratorio, ha spiegato bene un relatore, a livello mondiale è qualcosa di estremamente frequente. Si calcola addirittura che una persona su otto abbia un passato migratorio. E per la maggior parte si tratta di lavoratori che contribuiscono alla ricchezza e benessere dei Paesi dove vanno. Ci sono migrazioni di prima generazione, di seconda generazione, famiglie che vivono da noi, da tempo lavorano, pagano le tasse ma che sono più a rischio di malattia e di una presa in carico non corretta. Poi naturalmente ci sono le migrazioni forzate, legate a catastrofi climatiche spesso, guerre, eccetera. Queste famiglie hanno almeno due volte meno consultazioni dal medico e meno ancora dal dentista. Vengono poi ricoverati circa quattro volte di più rispetto alla popolazione autoctona”, spiega Balestra.
Oggi si è parlato spesso anche di comunicazione. Il fatto che queste persone si rivolgano meno al medico può essere dovuto anche a un problema di comunicazione? “Certo, il problema comunicativo è enorme. Da lì l’importanza di avere degli interpretariati, di avere, per esempio come abbiamo all’Ospedale di Mendrisio, una mediatrice interculturale. Purtroppo ancora oggi in Svizzera è un servizio che non viene pagato, quindi è a carico degli ospedali o di chi chiama un interprete, che non ha solo un ruolo di traduzione linguistica. La figura della mediatrice culturale è quella di formare, e questo è un altro aspetto importante, il personale sanitario, medico, infermieristico per avere le competenze idonee per essere sufficientemente sensibili e non discriminatori anche nella presa in carico di queste persone”, dice Balestra.
“Per esempio mi ricordo, una volta abbiamo avuto una giovane donna etiope che aveva ghiandole ingrossate nella pancia e per arrivare a una diagnosi bisognava fare una biopsia di una ghiandola. Ci siamo trovati di fronte a un muro, perché non sapevamo che, nella sua cultura, c’e questa sacralità del corpo, per cui non si poteva semplicemente aprire la pancia e prendere una ghiandola. Grazie a una forma di mediazione interculturale, alla conoscenza del suo immaginario della malattia (nella sua popolazione si fanno scarnificazioni decorative del corpo che raccontano la loro storia), le abbiamo spiegato che il chirurgo avrebbe effettuato una sorta di incisione nella sua pancia, che lei avrebbe potuto poi raccontare anche ai suoi figli. Questo ha permesso di arrivare alla diagnosi di una malattia curabile e questa donna è guarita”, sottolinea Balestra.
Sanità e migrazione sono due temi anche politicamente molto dibattuti, molto caldi in questo periodo. È davvero questa la priorità, in un sistema sanitario che vede aumentare i premi di cassa malati? “Chiaramente il momento politico è sfavorevole, anche quello dei tagli, un poco dappertutto. Una cosa fondamentale che deve capire la popolazione (e che quindi devono capire anche i politici che prendono decisioni): non affrontare con i mezzi adeguati la presa in carico socio-sanitaria di queste popolazioni porta a costi enormi. Quindi bisogna capire: quello che si investe in prevenzione (e nella fase iniziale) alla fine è anche pagante per il nostro sistema sanitario, in un periodo in cui, giustamente, si è particolarmente attenti ai costi”, conclude Balestra.











