Ticino e Grigioni

Solduno, condannato a 17 anni per tentato assassinio

È la pena inflitta lunedì dal giudice Siro Quadri al 22enne che due anni fa sparò alla ex compagna - In precedenza l’aveva segregata nel suo appartamento per alcune ore con un altro giovane

  • 4 dicembre 2023, 18:46
  • 4 dicembre 2023, 20:02

Solduno: 17 anni per tentato assassinio

Il Quotidiano 04.12.2023, 19:00

  • Rescue Media
Di: RSI Info

“Tentato assassinio”. Per fermare la sua ex ragazza, che tentava la fuga dall’appartamento dove la giovane viveva a Solduno, le ha sparato un colpo di fucile alla schiena ferendola gravemente. Un gesto che il 22enne sangallese pagherà con una condanna a 17 anni da scontare in un istituto chiuso per adulti per curare la sua malattia.

Nella sentenza pronunciata nella serata di lunedì, il giudice Siro Quadri ha sottolineato che si è trattato di un tentato assassinio solo per una serie di fortunati eventi. L’agire dell’uomo è stato giudicato molto grave e privo di scrupoli, basato su ragionamenti perversi e spinto dalla vendetta.

La ricostruzione durante il processo

Il processo, svoltosi la scorsa settimana a Lugano davanti alla Corte delle Assise criminali, aveva sviscerato durante tre giornate di dibattimento i fatti accaduti il 21 ottobre 2021 in via Vallemaggia. La giovane, coetanea dell’imputato, stava uscendo dalla palazzina assieme al suo nuovo amico quando le si parò di fronte il suo ex ragazzo del canton San Gallo giunto in Ticino con un incredibile armamentario. “Voleva ucciderla” e “per mera casualità non è accaduto”, ha detto in aula il procuratore pubblico Roberto Ruggeri, chiedendo una pena di 17 anni per una serie di reati, tra cui il tentato assassinio. Presa in ostaggio e ammanettata la coppia, il 22enne aveva minacciato e colpito con una sberla la ragazza che, nel tentativo di fuggire, era stata ferita in fondo alle scale dello stabile dal colpo di fucile.

Uno sparo accidentale, è stata la tesi della difesa. Secondo l’avvocato Luca Giudicelli, che ha chiesto un dimezzamento della pena, si è trattato di “un piano illogico, architettato da una persona malata, ma che non è un killer”.

Nei confronti dell’imputato la giustizia aveva già emanato un divieto di avvicinarsi o contattare la donna. Un divieto che, evidentemente, non è bastato.

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