Una serie di proposte volte a “sottrarre il settore idroelettrico alle logiche di mercato”: a illustrarle è stata l’Associazione per la difesa del servizio pubblico (ASP), nel corso di una conferenza stampa che si è svolta a Bellinzona oggi, mercoledì.
L’ASP ha fatto criticamente il punto sulla distribuzione di energia elettrica in Ticino, dopo la semiliberalizzazione del 1999, per poi evidenziare effetti negativi a carico delle famiglie, “che sono chiamate a pagare l’energia a prezzi molto più elevati rispetto al costo effettivo dell’energia e del trasporto”, e delle aziende e dell’ente pubblico, “in quanto le variazioni dei prezzi rendono difficile pianificare investimenti”.
Per risolvere questa situazione, l’ASP ritiene che il settore idroelettrico vada sottoposto ai principi del servizio pubblico e propone in questo senso una serie di soluzioni. A livello cantonale: la creazione di un ente pubblico cantonale per la distribuzione dell’elettricità, l’uniformazione dei costi di rete, la riduzione dei prezzi per il consumatore e il ripristino, con ampie competenze, della commissione di vigilanza sull’Azienda elettrica ticinese (AET).
Sul piano federale, invece, le proposte dell’Associazione spaziano dalla rinuncia alla libera scelta dei fornitori, anche per i grossi consumatori, fino ad una programmazione nazionale e poi regionale dell’offerta di energia e alla promozione di una nuova cultura di gestione delle aziende, al fine di “servire l’utenza ai migliori prezzi e non alla ricerca del massimo profitto”.