La castagna: nei secoli scorsi pilastro dell’alimentazione nel mondo contadino dalla Svizzera italiana. Fin verso la metà del Novecento, si consumava anche due volte al giorno. Poi i tempi sono cambiati e i castagneti hanno perso d’importanza, con un peggioramento delle loro condizioni. Negli anni ‘90 sono però stati avviati i primi progetti di rivalutazione della selva castanile e oggi in Ticino si contano circa 400 ettari di piante recuperate.
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La storia di questo frutto autunnale è stata ripercorsa al Quotidiano. Poi, con Marco Conedera - ricercatore all’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio - è stata analizzata la situazione attuale nella Svizzera italiana. Con una prima buona notizia: “Quest’anno abbiamo abbondanza di castagne, quindi la raccolta sta andando molto bene”. E l’invito è quello di andare nel bosco e farne il pieno: fa bene in tutti i sensi, spiega Conedera. “La raccolta delle castagne evita che i carpofori - i vermetti - facciano il loro ciclo. Così vengono eliminati dalla foresta e si contribuisce a mantenere sani i frutti”. Un altro nemico, il cinipide, è sorvegliato speciale: “Attualmente è sotto la soglia di danno grazie all’antagonista, che mantiene bassa la popolazione dell’insetto”, rassicura Marco Conedera.
Tuttavia, non tutti gli alberi godono di buona salute. “In Ticino, oltre ai 400 ettari di castagni da frutto, abbiamo 20’000 ettari di castagneti selvatici, che sono boschi di protezione. E questi sono su terreni più difficili e meno fertili. Qui abbiamo un problema di invecchiamento e di stress idrico”. Altro nemico, gli ungulati che brucano le piante. Le soluzioni? “È uno sforzo collettivo”, spiega Conedera,” non solo dei forestali, ma anche dell’Ufficio della caccia e della pesca. E anche della politica, per arrivare assieme ai cacciatori a trovare delle soluzioni per diminuire la pressione della selvaggina che attualmente è molto alta”.
Castagno
Liber 27.06.2025, 10:50
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