Ticino e Grigioni

Salute mentale, boom delle terapie digitali “fai da te”

In Svizzera cresce la domanda di supporto psicologico, ma non sempre l’accesso è facile. Tra social, chatbot e influencer del disagio, il rischio è confondere strumenti di supporto con vere cure

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Salute mentale, boom delle terapie digitali “fai da te”

RSI Info 09.10.2025, 11:41

  • Keystone
Di: Yara Rossi 

Negli ultimi anni, la salute mentale è uscita sempre più dall’ombra. Se ne parla con maggiore apertura, anche pubblicamente. Andare dallo psicologo o dallo psicoterapeuta non è più visto come qualcosa di cui vergognarsi. Ma non tutti sono concordi nel dire che il tabù sia davvero superato.

“In Svizzera si parla sempre di più di salute mentale, ma lo stigma è ancora profondo,” spiega alla RSI la dottoressa Francesca Domenghini Tettamanti, presidente della Società ticinese di psichiatria e psicoterapia. “È ancora tanto radicato il pensiero del ‘farcela da soli’, come se l’autosufficienza fosse una virtù. Ma non deve essere così.”

Proprio per questo, accanto alla psicoterapia tradizionale, si è diffuso un vero e proprio boom di soluzioni digitali “fai da te”: corsi online, tutorial su YouTube, app per la meditazione e chatbot con cui parlare. Sui social, soprattutto tra i più giovani, proliferano gli “influencer del disagio”, ragazzi che condividono le proprie esperienze e offrono consigli.

Ma può un video o un algoritmo sostituire il lavoro di uno psicoterapeuta? “Chi si rivolge all’online pensando di fare terapia vive un grande rischio,” avverte la psichiatra Domenghini Tettamanti. “La cura del disagio psichico non è una soluzione fai da te. È un sistema complesso, fatto di relazione, ascolto, competenza. La mente non è meno importante del corpo”.

Disagio psicologico in crescita in Ticino

Secondo i risultati dell’Indagine sulla salute in Svizzera 2022, una persona su quattro in Ticino vive un disagio medio o grave, una quota molto superiore rispetto alla media nazionale. Tra i giovani tra i 15 e i 24 anni, il 24,9% presenta sintomi psicologici significativi, e il 22,2% sintomi depressivi da moderati a severi. Il dato è in netto peggioramento rispetto al 2017. Anche l’uso problematico di internet è raddoppiato: oggi riguarda 2 giovani su 10.

Il fenomeno è particolarmente evidente tra le giovani donne: il 18,3% è in cura per problemi psichici. E sempre più spesso, chi soffre cerca risposte anche online.

“Succede quasi ogni giorno che qualcuno mi contatti per chiedere aiuto su Instagram”, racconta lo psichiatra Roberto Pagani. “Le persone non cercano un’etichetta diagnostica, ma qualcuno di fiducia che le aiuti a capire come funzionano e a trovare strategie per vivere meglio.”

Pagani ha scelto di usare i social per parlare di salute mentale con competenza e responsabilità. “I social sono la piazza più grande che abbiamo. Se vogliamo combattere lo stigma, dobbiamo andare dove sono le persone. Parlare di depressione, ansia, burnout o ADHD significa creare un ponte tra professionista e popolazione generale. Ma bisogna farlo con rigore: la salute mentale non è un trend. Si parla di sofferenza e vita reale.”

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Intelligenza artificiale: un supporto consapevole, non un sostituto delle relazioni umane

Nel frattempo, anche l’intelligenza artificiale ha fatto il suo ingresso nel mondo della salute mentale. Chatbot come ChatGPT vengono utilizzati da molti utenti come “amico-psicologo”, con cui parlare liberamente, senza sentirsi giudicati. Alcuni dichiarano di usarli almeno una volta a settimana, gestendo il rapporto in modo autonomo e con costi minimi.

Per affrontare il problema, OpenAI sta introducendo nuove funzionalità: i modelli vengono aggiornati per riconoscere segnali di disagio emotivo e suggerire risorse basate su evidenze scientifiche.

“L’intelligenza artificiale può essere utile nel campo medico,” spiega Domenghini Tettamanti. “Ma in ambito terapeutico è un rischio. Il rapporto terapeutico è fatto di emozioni, coscienza, relazione. E queste cose l’AI non le ha.”

Insomma, la tecnologia può aiutare ma solo l’incontro umano con un professionista può davvero fare la differenza quando si affronta il dolore

Il peso dell’accessibilità

In Svizzera, la domanda di psicoterapia è aumentata, ma non altrettanto la disponibilità di professionisti. Tre anni fa, il sistema è stato riformato per facilitare l’accesso alle prestazioni psicoterapiche e si temeva un’esplosione dei costi a carico della LAMal. Secondo un recente rapporto, i costi sono sì aumentati, ma la curva sta lentamente appiattendosi.

Resta però il problema dell’accessibilità: una seduta può costare fino a 150 franchi l’ora e le liste d’attesa sono lunghe. Per molti, il percorso terapeutico è ancora un lusso.

Forse, questo boom delle “terapie fai da te” ci racconta qualcosa di più profondo. Da un lato, rivela un bisogno sempre più grande di benessere psicologico, in un’epoca segnata da solitudine, ansia e ritmi frenetici. Dall’altro, che il sistema sanitario dovrebbe investire ancora di più in servizi accessibili e tempestivi, soprattutto con uno sguardo rivolto ai più giovani.

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