I videogiochi fanno parte delle attività dei bambini e influenzano diversi aspetti: dalla gestione del tempo libero, all’apprendimento, alla socializzazione dei più piccoli. Per aiutarli a districarsi in modo sicuro e prevenire eventuali rischi, il Centro cantonale di risorse didattiche e digitali propone un nuovo gioco... analogico però!
I videogiochi: uno dei primi approcci che i bambini hanno con il mondo del digitale. “Come scuola non decidiamo il fatto che ai bambini vengono regalati videogiochi o che usano i videogiochi. Per noi è importante educarli all’uso consapevole dei videogiochi, però ci teniamo a farlo con uno strumento analogico, non digitale, anche per avere il tempo necessario per educare”, spiega alle telecamere del Quotidiano della RSI, Daniele Parenti, direttore del Centro di risorse didattiche e digitali.
Si chiama proprio Videogame, è uno strumento pensato dagli insegnanti Derigo e Nessi, delle elementari di Claro, ed è destinato agli allievi del secondo ciclo che, con gli insegnanti, imparano a navigare tra vantaggi e rischi del digitale. “Rendiamo attenti i bambini su quelli che sono anche un poco le logiche commerciali e lo facciamo magari anche creando un poco di frustrazione ai bambini. La barchetta va lentamente, per esempio, se non si acquistano monete supplementari”, sottolinea Parenti.
I videogiochi spesso hanno un lato social, fatto di chat e partite online: anche questo aspetto viene affrontato, in chiave di prevenzione del cyberbullismo. Il gioco interpella anche l’adulto, invitato a interagire con il bambino. “Crediamo che sia molto importante esplorare questa attività come genitori, come educatori, insieme ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, anche quando loro videogiocano, perché sono mondi molto complessi, dove ci sono tante emozioni che devono, in qualche modo, essere anche esternalizzate, esplorate”, dice Parenti.
Parte del gioco è stata costruita proprio nei laboratori del Centro di risorse didattiche e digitali: laboratori che ogni giorno vedono classi impegnate su svariati progetti e che presto saranno aperti a tutti. “Insieme a una stampante 3D, un bambino, un ragazzo, crea artefatti (per esempio anche con un trapano a colonna, con martelli, con cacciaviti). E questa integrazione (del digitale col tradizionale) attira molto anche la cittadinanza. E questa richiesta è arrivata proprio, per esempio, anche dai genitori o da chi passa da qui e vede quello che che viene fatto”.
L’interesse c’è. L’altro laboratorio, presso la filanda a Mendrisio, è già ben frequentato.











