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Lucio Battisti

Ripercorriamo alcune tappe della carriera di un gigante della musica italiana

  • 5 March, 07:12
  • MUSICA ITALIANA
  • POP & ROCK
  • MUSICA
Lucio Battisti, morto il 9 settembre 1998

Lucio Battisti, morto il 9 settembre 1998

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Di: Sergio De Laurentiis

4 e 5 marzo 1943. Per qualche oscuro motivo, il Padreterno o chi per lui ha deciso che quei due giorni erano i più adatti per concentrare in un paio di nuovi arrivati una quantità abnorme di talento e genio applicati alla musica. E poi, visto che i nomi non sono mai casuali, sempre il Padreterno o chi per lui ha deciso che i due virgulti dovevano essere splendenti, luminosi e quindi per forza dovevano portare lo stesso nome (si sarà capito: Lucio).

Il giovane Lucio, da Poggio Bustone, provincia di Rieti, e quello più vecchio di un giorno, da Bologna, percorrono strade molto simili. Entrambi iniziano nel 1962 (giovanissimi, a 19 anni) e si fanno la loro bella gavetta. I risultati sono interessanti, sì, ma non sembrano preannunciare chissà quali sfracelli. E invece, prima il giovane e a qualche anno di distanza anche il vecchio si trasformano in sfornatori seriali di successi e di grande musica, a beneficio della comunità tutta. E non lo fanno seguendo le vie più facili, no. Perché oltre all’immenso talento, Battisti (il giovane) e Dalla (il vecchio) condividono lo stesso bisogno di uscire dagli schemi, di romperli.

Chissà cosa avrebbero potuto combinare assieme i due Lucio. Non lo sapremo mai, perché entrambi sono morti prematuramente e soprattutto perché, narra la leggenda, a precisa domanda di uno dei due (“Facciamo un tour assieme?”), l’altro, quello con l’accento ciociaro, rispose laconicamente “Non si può fare”. Conoscendolo un po’, non sorprende né il contenuto, né la forma della risposta. Eccola qua una grossa differenza: il Lucio bolognese è solare, un adorabile mattacchione. Quello reatino è schivo, poco a suo agio sotto i riflettori. Il grande successo che letteralmente lo travolge dalla fine degli anni ’60 in poi lo spinge a nascondersi sempre di più.

Tra l’inizio del 1969 e l’autunno del ’70, quando abbandona l’attività dal vivo, infila un filotto mica da ridere:

  • Partecipa a Sanremo per la prima e unica volta da cantante in concorso. Assieme a Wilson Pickett (gigante della musica soul, così, tanto per gradire) propone Un’avventura. La canzone viene pubblicata subito dopo Sanremo con una facciata B di tutto rispetto: Non è Francesca. (NB: per la cronaca quell’edizione di Sanremo se la aggiudicano Bobby Solo e Iva Zanicchi con Zingara. Battisti si piazza nono)

  • Pubblica il primo album “Lucio Battisti

  • All’inizio dell’estate del ’69 esce Acqua Azzurra, Acqua Chiara/Dieci ragazze

  • Vince il Festivalbar

  • Parte il suo primo tour

  • Fonda con Mogol l’etichetta Numero Uno (per la serie “Abbiamo le idee chiare e sappiamo dove vogliamo arrivare”)

  • Pubblica Mi ritorni in mente/7 e 40

  • Un brano firmato Battisti-Mogol (Il paradiso della vita per Ambra Borelli, che passa inosservato in Italia) viene ripreso dagli inglesi Amen Corner col titolo (If Paradise is) Half As Nice. Finisce al primo posto in Inghilterra

  • Nell’estate del 1970 parte il secondo ed ultimo tour

  • Vince il secondo Festivalbar consecutivo

  • Pubblica Emozioni

In un paio di anni Battisti entra in un frullatore che lo porta a sfornare in rapida sequenza diversi classici della musica italiana e che altrettanto velocemente lo porta a dire basta ai concerti. Quando la tua carriera sta decollando come l’Apollo 12, una decisione del genere può trasformarsi nel più spettacolare degli autogol.

Ma alla fine la scelta paga. Si allontana progressivamente anche dalla televisione e si concentra sempre più su quello che gli sta a cuore e che gli riesce particolarmente bene: scrivere canzoni. Lucio Battisti è soprattutto un appassionato di musica, sempre alla ricerca di nuove idee, di nuove sonorità. Passa dal rock al soul, dai suoni psichedelici a quelli dance con impressionante naturalezza. Questo suo vagabondare tra i generi gli permette di comporre (nel giro di poco più di cinque anni!) brani come I giardini di marzo, E penso a te, Il mio canto libero, La collina dei ciliegi, Ancora tu, Amarsi un po’, Sì viaggiare, Ho un anno di più, Neanche un minuto di “non amore”. Un’infilata di classici senza precedenti. E il bello deve ancora venire, perché nel 1978 pubblica “Una donna per amico”, che diventa il suo più grande successo commerciale.

Dopo un album praticamente perfetto è difficile ripetersi e anche Battisti non fa eccezione. Continua a sfornare begli album e belle canzoni (anche senza il compare di una vita Mogol) ma quelle vette - anche in classifica - non le raggiunge più. Anche per lui giunge il momento di lasciare spazio agli altri e mollare lo scettro. E indovinate chi raccoglie il testimone in cima alle classifiche nel 1979 (l’anno dopo “Una donna per amico”)? Non c’è nemmeno bisogno di dirlo, perché il Padreterno o chi per lui per certe cose ha un timing impeccabile: l’altro Lucio, ovviamente...

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