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Fish&Chips in crisi

Circa il 30% dei negozi che preparano pesce fritto rischia la chiusura nei prossimi 18 mesi

  • 31 luglio 2022, 10:54
  • 23 giugno 2023, 21:22

La crisi del Fish & Chips

Telegiornale 30.07.2022, 22:00

Di: Lorenzo Amuso

È il piatto iconico del Regno Unito. Ma sull’isola è stato portato, negli anni ’60 dell’’800 da rifugiati ebrei, fuggiti da Spagna e Portogallo. Immediato il successo, anche grazie al suo apporto di proteine, vitamine e sali minerali. Non è un caso che durante la Seconda Guerra Mondiale il Governo di Londra avesse deciso di non inserirlo nella lista degli alimenti razionati.

Pesce fritto in pastella, accompagnato da patate fritte, meglio se imbevute nell’aceto, e purè di piselli. Un piatto basico dall’alto contenuto nutritivo, da sempre venduto a prezzi modici. “Cheap as chips”, letteralmente “economico come le patatine”, il suo motto. Street food per eccellenza, quando ancora non esisteva il concetto di cibo da consumare per strada.

Negli anni ’20 del secolo scorso erano più di 30'000 i negozi nel Regno Unito che cucinavano Fish&Chips, servito avvolto nella carta di giornale. Una consuetudine, durata fino a pochi decenni fa, in barba a qualsiasi norma igienico-sanitaria. A conferma dell’estrazione popolare di questo piatto, che ha sfamato milioni di britannici. E garantito uno stipendio a decine di famiglie, che si passavano “negozio e friggitrice” di generazione in generazione.

Il primo declino, negli anni ’30. Quando la gente ha iniziato a muoversi, e non c’era più bisogno di una presenza così capillare di negozi. Ora che ne sono rimasti circa 10'000, una nuova stretta. Dovuta sì principalmente alla guerra in Ucraina, alla crisi energetica, all’inflazione. Ma anche alle nuove regolamentazioni igieniche, alle normative sul lavoro, allo smaltimento eco-sostenibile dell’olio. Leggi che impongono una sempre maggiore professionalità, a cui non tutti i friggitori sono ancora preparati.

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