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La festa è finita

Per il PS le presidenziali sono una penitenza. Sguardo attraverso la memoria di Rue de Solferino, dall'inviato a Parigi Reto Ceschi

  • 21 aprile 2017, 20:39
  • 8 giugno 2023, 06:27
Il quartier generale del PS a Parigi

Il quartier generale del PS a Parigi

  • rsi

Qui niente festa ! In Rue de Solferino si fa finta di nulla. "Fra due giorni si vota ma quest'anno è molto diverso" ci dicono. Questa viuzza parigina diventa famosa nel 1980 quando il partito socialista acquista l'edificio al numero 10 per farne il suo quartier generale. Un anno dopo, il 10 maggio 1981, François Mitterrand da qui attraversa la Senna e diventa il primo presidente socialista della Quinta Repubblica. Alla sede del PS, partito che da cinque anni governa la Francia, la presenza della polizia è oggi molto discreta. Nel cortile interno e sulla strada, domenica sera, non ci sarà l'agitazione e la passione che hanno contrassegnato tutte le elezioni, quelle vinte e quelle perse, dal 1981 al 2012. Il PS è in ginocchio. Hollande per non perdere ha scelto di non ricandidarsi. C'è per i socialisti il vincitore delle primarie Benoît Hamon che dopo aver battuto Manuel Valls è rimasto con le gomme a terra. Ha il quartier generale lontano da Solferino e sembra il candidato di un partito che ha perso la memoria. Domenica Hamon potrebbe arrivare solo quinto e non ricevere neppure il 10 per cento dei voti. In casa PS si sta già elaborando la sconfitta, ma potrebbe arrivare addirittura una disfatta che lascerà tracce profonde.

Il quartier generale del PS in Rue Solferino, a Parigi

Alla Brasserie dell'angolo, che guarda sul Boulevard Saint Germain, si vive di ricordi. Ad ogni appuntamento elettorale qui sfilavano i tenori del PS, i giornalisti passavano ore e ore a verificare una mezza notizia, a valutare una previsione, ad ascoltare le storie che raccontava senza ammettere interruzioni il più estroverso di tutti, quel Jack Lang che di Mitterrand è stato per anni ministro della cultura. È tutto finito, coperto dalla polvere di una stagione lontana. C'è chi, fra ironia e amarezza, non resiste alla tentazione di parlare di Emmanuel Macron e ci dice "che neppure quand'era socialista il giovane candidato alla presidenza sapeva dov'era la sede del partito". Di certo, se Macron dovesse diventare presidente della Repubblica davanti a lui la processione dei dignitari socialisti sarebbe lunghissima e in fila, partendo da Rue de Solferino, si troverebbero, magari a capo chino, anche quelli che giudicano il candidato di "en Marche" un opportunista o, ancora peggio, un avventuriero.

Reto Ceschi

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