Quando si parla di olio di palma si pensa subito a problemi come la deforestazione, la perdita di biodiversità o le emissioni di CO2. Ma le alternative sostenibili a questo modo di coltivare le palme da olio ci sono. E di queste si è occupato uno studio condotto dai Politecnici federali e dall'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL.
"Uno degli aspetti sui quali ci siamo concentrati sono le emissioni di gas a effetto serra - spiega Thomas Guillaume che ha contribuito allo studio come ricercatore dell'EPFL- . In Colombia, quarto produttore al mondo di olio di palma, ci sono piantagioni che non hanno sostituito foreste, ma che sono sorte sulla savana o vecchi pascoli. La conclusione è che trasformare questo tipo di zone - erbose e praticamente senza alberi - in coltivazioni di palme da olio genera un bilancio neutro se non addirittura positivo in termini di emissioni di CO2".
Confrontando queste piantagioni colombiane con quelle che hanno invece sostituito foreste tropicali - per esempio in Indonesia - per ogni ettaro coltivato è stata calcolata una differenza di almeno 170 tonnellate di anidride carbonica emessa. Anche altri studi dimostrato che il modo in cui attualmente viene coltivata la palma da olio svolge un ruolo importante nella deforestazione, incidendo sulla biodiversità, creando tensioni sociali e lasciando un'impronta di carbonio pesante.