“A un primo sguardo è anche affascinante”: Christoph Schuck ammette di non essere immune dal fascino delle capanne abbandonate o dei piloni arrugginiti degli skilift che sulle montagne di tutto il mondo sono la testimonianza di una vitalità scomparsa da tempo. “Ci si può immaginare che alcuni anni o decenni prima esistevano delle vivaci scuole di sci, che si trattava di una regione viva – afferma - e all’improvviso rimangono solo il silenzio e i fantasmi del passato”. Insieme a un collega, Shuck ha pubblicato “Letzte Bergfahrt” (l’ultima risalita), uno studio su alcuni comprensori abbandonati, o a rischio chiusura, nella Confederazione.
Le cause sono note: cambiamento climatico, concorrenza interna, piani di sviluppo sbagliati. Resta il problema di riqualificare e riconvertire le zone colpite. In Svizzera gli impianti vengono spesso smantellati in fretta, ma il fenomeno è marcato su tutto l’arco alpino. Basti pensare che in Italia l’organizzazione Legambiente nel 2021 ha contato 180 tralicci, piloni e altri edifici rimasti abbandonati in montagna.
thp