L’accelerazione della campagna vaccinale in Svizzera, con più di 6,4 milioni di dosi somministrate, permette di realizzare le prime statistiche sugli effetti secondari generati dal vaccino. Swissmedic ha ricevuto 2944 notifiche di effetti collaterali, di cui un migliaio classificati come “gravi”.
Secondo quanto riportato sulle pagine della SonntagsZeitung, i sintomi influenzali sarebbero più frequenti per chi è stato vaccinato con il preparato di Moderna. A confermare i dati di Swissmedic sono anche molti medici svizzeri, i cui pazienti segnalano mal di testa, febbre leggera e malessere, in particolare dopo la seconda dose e a volte anche per alcuni giorni. Malanni che sarebbero meno frequenti nelle persone che ricevono invece il preparato di Pfizer. Nella maggioranza dei casi un po’ di riposo risulta comunque sufficiente per riprendersi.
Entrambi i vaccini utilizzati nella Confederazione hanno tuttavia dimostrato "di essere molto più efficaci contro la nuova variante rispetto ad altri sieri come AstraZeneca, che è ampiamente usato in Gran Bretagna", ha spiegato Christoph Berger, presidente della Commissione federale per le vaccinazioni.
La Svizzera è quindi ben preparata per affrontare la variante Delta del coronavirus - nota anche come variante indiana: "Allo stato attuale delle conoscenze, non c'è motivo di preoccuparsi", ha affermato Berger. "È vero che la variante Delta è più contagiosa degli altri ceppi - ha riconosciuto Berger in un'intervista trasmessa domenica dalla NZZ am Sonntag - ma la buona notizia è che le persone vaccinate due volte con un siero a RNA messaggero sono protette contro questa variante quasi al 90%".
"Mentre la variante indiana ha portato a un ulteriore aumento del numero di infezioni in Gran Bretagna, la situazione in Svizzera è diversa", ha sottolineato lo specialista di malattie infettive. "Le autorità britanniche hanno vaccinato molte persone il più rapidamente possibile con una sola dose e probabilmente era la cosa giusta da fare in quel momento, ma oggi è necessario proteggersi con due somministrazioni".
Il Consiglio federale intende aprire la vaccinazione contro il Covid-19 agli adolescenti tra i 12 e i 15 anni già dalla prossima settimana, secondo il funzionario. "L'accesso al vaccino per gli adolescenti con una storia medica ha senso - ha evidenziato - e questo vale anche per i giovani che sono in contatto con persone a rischio, il cui sistema immunitario è indebolito".
di Andrea Pasquot, Omar Cartulano, Joe Pieracci