Non vanno sottoposti a referendum obbligatorio i trattati internazionali, che per la loro rilevanza si collocano allo stesso livello della Costituzione federale. È quanto ritiene il Consiglio nazionale che martedì ha deciso, con 140 voti contro 50, di non entrare in materia su un progetto di modifica costituzionale che ha avuto, invece, l'approvazione degli Stati.
La via del referendum obbligatorio è attualmente prevista unicamente per i trattati legati all'adesione a comunità sovranazionali, come l'UE, o ad organizzazioni di sicurezza collettiva, come ad esempio la NATO.
L'estensione dell'obbligo non ha quindi convinto la maggioranza della Camera del popolo. "Il nostro sistema conosce da tempo un diritto costituzionale non scritto, il cosiddetto referendum sui generis", ha spiegato la relatrice commissionale Greta Gysin. Esso "ci dà, come Assemblea federale, la possibilità di sottoporre un trattato internazionale all'approvazione di popolo e cantoni", ha sottolineato la consigliera nazionale ticinese. Ciò è quanto ad esempio avvenne nel 1992 con l'accordo, respinto in votazione popolare, sull'adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo (SEE).
Il dossier torna ora al vaglio della Camera dei cantoni.
ATS/ARi