Monte Carasso, "carcere a vita"

La procuratrice pubblica Chiara Borelli ha reso note le richieste di pena nei confronti dei due imputati, marito e moglie, a processo alle Assise Criminali a Lugano con l’accusa di assassinio per l’uccisione di una donna nel 2016 a Monte Carasso. Per l’uomo, a suo tempo ex marito della vittima, sono stati chiesti 14 anni di carcere (dalla sua parte ha l'attenuante di essersi costituito) mentre per l’imputata, una 39enne russa, il carcere a vita e l’espulsione per 15 anni dalla Svizzera.

Un delitto mascherato inizialmente da suicidio che l'uomo, e qui la PP Borelli ha intravisto la premeditazione, ha "preparato nei minimi dettagli". Dopo aver reso inoffensiva l'ex moglie, gli ha tagliato le vene. L'accusato ha commesso il delitto in un giorno in cui il figlio, che poi ha scoperto il cadavere della madre, era assente. Un delitto, secondo Borelli, "messo a punto con l'attuale compagna" definita "fredda, avida, calcolatrice, manipolatrice, una donna che voleva un uomo ricco che le permettesse di fare la bella vita senza lavorare". Il movente dichiarato è proprio quello economico, in particolare legato agli alimenti di 3'400 franchi che il Pretore aveva deciso di prelevare direttamente dallo stipendio dell'uomo alle prese con pesanti debiti e esigenze della nuova moglie e delle sue figlie.

La parola, dopo la requisitoria della PP, è passata alle difese. Finora si è espresso solo l'avvocato della 39enne russa che nega il ruolo di istigatrice della donna e soprattutto della correità della sua cliente attribuendo all'uomo l'intera responsabilità del delitto. Al momento il processo è ancora in corso. La sentenza potrebbe arrivare entro la fine della settimana.

CSI/Swing