Non un viaggio, ma almeno due. Tanti ne ha compiuti il furgone che il 13 marzo, a Ponte Tresa, è stato fermato con 11 operai albanesi a bordo. Pochi giorni prima aveva infatti effettuato un’altra trasferta. È quanto emerge dalle indagini, affidate alla procuratrice pubblica Marisa Alfier, che oggi (venerdì) hanno trovato conferma nelle parole dell’autista del minibus.
L’uomo, difeso da Didier Lelais, nega comunque di avere preso parte a più di due trasporti. Come il titolare del veicolo, arrestato settimana scorsa, sostiene che il suo precedente andirivieni dal Ticino ai Balcani fosse legato a un commercio di auto usate. Si vedrà. Intanto stamane la giudice dei provvedimenti coercitivi Ursula Züblin ha prorogato di due settimane la carcerazione preventiva del conducente serbo.
L’inchiesta sui permessi falsi, che sembra allargarsi sempre di più, ha portato alla luce anche altri dettagli. Tra questi il prezzo pagato dai clandestini, che pur di raggiungere la Svizzera per un impiego in nero sui cantieri erano disposti a versare tra i mille e i tremila euro.
Francesco Lepori
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