Salute

"Il cancro come malattia cronica? Sì, ma..."

Negli ultimi decenni la ricerca ha fatto passi da gigante, ma sono almeno duecento i tipi di tumore esistenti - Anche il rapporto coi pazienti è cambiato

  • 29 marzo 2023, 05:56
  • 31 agosto 2023, 15:44
Nella sala di controllo di un apparecchio per la radioterapia

Nella sala di controllo di un apparecchio per la radioterapia

  • Keystone
Di: Patrick Stopper

"Nei prossimi dieci-quindici anni il cancro diventerà una malattia cronica". Così lo specialista di oncologia e investimenti Rudi Van den Eynde in un'intervista di recente pubblicata dal portale economico Cash. Secondo l’esperto l’obiettivo sarà raggiunto con un ulteriore miglioramento delle terapie.

Per tutti i tipi di cancro, il tasso di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi - osserva ancora lo specialista - è passato, negli ultimi quarant'anni, dal 49 al 68%. Per il tumore al seno è persino superiore al 90%.

L'oncologo Franco Cavalli

L'oncologo Franco Cavalli

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Ma "non si può generalizzare" rende attenti l'oncologo ticinese
Franco Cavalli, interpellato dalla RSI. "Oggi i risultati sono sicuramente migliori rispetto a vent'anni fa e molto migliori rispetto a quarant’anni fa. Ma da qui a diventare una malattia cronica, ce ne vuole", sottolinea Cavalli.

"Per certi tumori non è cambiato nulla"

Certo, la cronicità è già stata raggiunta per alcune forme di cancro, tra le meno maligne. “Si tratta però di una minoranza dei casi: non bisogna mai dimenticare che quando si parla di cancro si fa riferimento a duecento malattie diverse tra loro”.

E se per determinati tipi di tumore la medicina ha fatto passi da gigante, per altri va diversamente: “Per quelli cerebrali e del pancreas, per esempio, negli ultimi anni non c’è stato alcun miglioramento”, afferma ancora l’oncologo ticinese.

Oggi tra i tumori meno problematici se ne contano alcuni del sistema emolinfopoietico (che riguardano il sangue e le linfoghiandole), oltre a certe forme di leucemia e tumori infantili. "Negli ultimi quarant’anni grossi progressi sono stati fatti – spiega Cavalli – sul fronte del tumore al seno, non soltanto grazie alle terapie ma anche perché viene diagnosticato prima”. La diagnosi precoce di un tumore, sottolinea, è infatti fondamentale.

Pazienti più informati e coinvolti

Se nel corso dei decenni sono cambiate e migliorate le terapie contro determinati tipi di tumore, d’altra parte si osserva anche un diverso atteggiamento da parte dei pazienti. Cinquant’anni fa – ricorda ancora l’oncologo – l’argomento era praticamente tabù. “Oggi se ne parla più apertamente, i pazienti sono più informati e vogliono essere maggiormente coinvolti nelle decisioni”. E le loro scelte sono più spesso dettate dalla qualità della vita: “Non è soltanto importante poter vivere sei mesi in più, ma conta anche se in quei sei mesi si ha una qualità di vita migliore”.

Il mercato miliardario dei medicinali

Anche sul fronte della ricerca si investe sempre di più, tanto che “il mercato dei farmaci antitumorali sta diventando quello più importante” dice Cavalli. “Quando ho cominciato nel settore oncologico, le ditte farmaceutiche non erano interessate allo sviluppo di tali farmaci”. Ora si tratta di farmaci “estremamente cari”, ma che vendono “in quanto la gente è disposta ad acquistarli”.

Ricerca sul cancro all'Ospedale universitario di Losanna

Ricerca sul cancro all'Ospedale universitario di Losanna

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A livello mondiale, come afferma Rudi Van den Eynde dalle colonne di Cash, si contano circa 6'200 farmaci in fase di sviluppo clinico. Il 38% riguarda l'oncologia. E si tratta di un mercato da 200 miliardi di dollari.


Tumore alla prostata, la scoperta dello IOR

La ricerca contro il cancro passa anche da Bellinzona, dove in prima linea c'è l'Istituto oncologico di ricerca (IOR). Istituto che all'inizio di marzo ha per esempio annunciato un'importante scoperta che apre nuove possibilità terapeutiche contro il cancro alla prostata. Si tratta di una scoperta relativa ai neutrofili, che "rappresentano il 50-70% dei globuli bianchi circolanti nel sangue umano": con il tumore alla prostata, un loro aumento porta a una minore sensibilità alle terapie. Questi neutrofili sono stati identificati, quale primo passo per poter sviluppare farmaci senolitici in grado di colpirli.

In Svizzera si continua a fare i conti con la penuria di medicinali, tanto che negli scorsi giorni farmacie e studi medici sono stati invitati a prescrivere e vendere farmaci sfusi e non più in confezioni intere. Con una prescrizione e la vendita sistematica di singole unità di farmaco, i medicamenti possono essere ripartiti su un maggior numero di pazienti, evitando l'eliminazione di quanto non viene usato, come ha spiegato l'Ufficio federale per l'approvvigionamento economico del Paese (UFAE). La misura viene applicata dallo scorso 23 marzo e riguarda le categorie di medicamenti interessate da forte penuria.

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