"L’Anti-Edipo" di Gilles Deleuze, Enaudi, (dettaglio di copertina)
Alphaville

Pop Deleuze (2./5)

Dossier: Gilles Deleuze. Con Pietro Barbetta

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  • Cristina Artoni
  • einaudi.it
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A cent’anni dalla nascita, il dossier curato da Lou Lepori rende omaggio a uno dei più grandi filosofi del Novecento, Gilles Deleuze: il suo maestro e amico Michel Foucault aveva infatti dichiarato già nel 1970 un giorno, forse, il nuovo secolo sarà deleuziano. A quarant’anni dalla morte, avvenuta nel 1995, appare singolare il destino di questo pensatore, raffinatissimo esegeta della tradizione filosofica occidentale, ma amato soprattutto da artisti e artiste, citato per le sue intuizioni e i suoi concetti innovativi (come il rizoma, i millepiani, la nomadologia: tutti termini che torneranno spesso nella nostra settimana), che ne fanno una sorta di artista del concetto, un filosofo-creatore in costante dialogo con tutte le arti (in particolare con il cinema e la letteratura), con la psichiatria e l’antropologia. Insomma, un filosofo pop che stende la sua ombra ben oltre le stanze dell’accademia.

Partiamo dal 1972, anno in cui viene pubblicato un libro che è una bomba e s’intitola: L’Anti-Edipo. È firmato a quattro mani da Gilles Deleuze e da Felix Guattari. Nonostante si tratti di un testo arduo e a volte oscuro, l’Anti-Edipo vende alla sua uscita 300 mila copie, un vero “caso editoriale”.

Ne abbiamo parlato con Pietro Barbetta, Direttore dell’International School of Systemic Therapy a indirizzo transculturale. Insegna Teorie psicodinamiche all’Università di Bergamo, e ha pubblicato libri importanti come La follia rivisitata. Umori, demenze, isterie (da Mimesis). Barbetta ha un approccio sistemico, che tiene conto delle dimensioni trans-culturali, antropologiche e sociologiche della malattia mentale, intesa anche come espressione a tratti creativa e artistica. Il pensiero di Deleuze è chiaramente determinante in questo tipo di approccio.

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