Santo Stefano Belbo, casa natale di Cesare Pavese
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Cesare perduto nella pioggia: la solitudine di Pavese

di Valerio Rosa

  • 27.08.2020
  • 26 min
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"Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi": sono le ultime parole di Cesare Pavese, scritte poco prima di togliersi la vita, in un albergo di Torino, il 27 agosto 1950. Traduttore, romanziere, poeta, voce isolata e spesso fraintesa, Pavese è ancora attuale, per il senso drammatico del silenzio, della solitudine, dell'insostenibile complessità del "mestiere di vivere", per la rielaborazione in chiave moderna del mito e di temi antichissimi come la memoria e il ritorno, per l'angoscia, l'inquietudine e il mistero generati da una rivelazione dell'amore che è prefigurazione della morte, per avere imparato sulla propria pelle che per gli altri siamo ciò che possiamo fare per loro.

Con Bruno Quaranta, firma autorevole del quotidiano “La Stampa”; Stefano Prandi, professore ordinario di Letteratura Italiana e direttore dell'Istituto di Studi Italiani dell'USI; Marco Camerini, docente di Lingua e Letteratura Italiana presso i licei.

Libri presenti nel catalogo del Sistema bibliotecario ticinese (Sbt)

Pavese, Cesare. La luna e i falò. Einaudi, 1950

Pavese, Cesare. Dialoghi con Leucò. Einaudi, 1953

Pavese, Cesare. Paesi tuoi. Einaudi, 1941

Pavese, Cesare. La casa in collina. Einaudi, 1991

Pavese, Cesare. Feria d'agosto. Einaudi, 1953

Pavese, Cesare. La bella estate : tre romanzi. Einaudi, 1949

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