Nel 1998 Massimo Zamboni, musicista e scrittore, insieme ai CSI, Consorzio Suonatori Indipendenti, gruppo che aveva fondato insieme a Lindo Ferretti, si recò nella ex-Jugoslavia per eseguire a Mostar il primo concerto in assoluto del dopoguerra.
Quell’esperienza determinò per Massimo Zamboni una svolta esistenziale e artistica molto importante che, nel tempo, l’ha condotto a riflettere, in maniera assolutamente non convenzionale, attorno al ruolo e all’importanza delle figure degli “sconfitti”.
Da quelle prime riflessioni, nacquero un libro, “Il mio primo dopoguerra” (Mondadori) e un disco, “Sorella sconfitta” nei quali, appunto, la sconfitta veniva “letta” non come “disgrazia” bensì come opportunità esistenziale.
Dieci anni dopo quel viaggio, Massimo Zamboni è ritornato a Mostar con il preciso intento di osservare in che modo, in questi anni trascorsi, gli uomini e le donne avessero elaborato i ricordi della guerra, il lutto, l’odio e la sofferenza.
Attorno a questa nuova esperienza, Massimo Zamboni ha realizzato un cofanetto intitolato “L’inerme è l’imbattibile” (Manifestolibri), contenente un libro, un cd musicale e un film documentario con testimonianze di giovani che vissero in prima persona le tragedie della guerra. Con Romano Giuffrida, Massimo Zamboni ha parlato di questo lavoro e dei ricordi del suo viaggio a Mostar.
Massimo Zamboni e “l’inerme è l’imbattibile”
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