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Se la cultura non fa guerra alla guerra

di Monica Bonetti

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  • 28.10.2021
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  • Scienze umane e sociali

A noi oggi viene naturale pensare che gli intellettuali siano da sempre coloro che si schierano in prima fila contro i conflitti bellici. Che siano coloro che fanno risuonare più forte e più convincente la voce di chi promuove soluzioni che non contemplano morte e distruzione e coloro che si spendono per la tutela della vita umana, della cultura e della civiltà.

Ma se tutto ciò oggi ci appare naturale in gran parte è a causa di quanto le due guerre mondiali dello scorso secolo ci hanno insegnato. Nel 1914 quando inizio il primo conflitto mondiale la maggior parte degli intellettuali del tempo, infatti, non aveva posizioni “pacifiste”. Al contrario tra artisti, scrittori, musicisti e pensatori era comune, esattamente come nella società, un pieno appoggio alla guerra., tanto che furono moltissimi gli intellettuali che si arruolarono come volontari.

Ma com’era possibile? E cosa successe quando l’orrore della carneficina decreto un repentino cambio di rotta? Ce lo racconta lo storico Emilio Gentile, che alla Grande Guerra ha dedicato numerosi saggi tra i quali "L’apocalisse della modernità" (Mondadori, 2008).

Libri presenti nel catalogo del Sistema bibliotecario ticinese (Sbt)

Isnenghi, Mario. Il mito della grande guerra. Il Mulino, 2002

Freud, Sigmund. Considerazioni attuali sulla guerra e la morte. Boringhieri, 1975

Lothian, Philip Henry Kerr. Il pacifismo non basta. Il Mulino, 1986

Lussu, Emilio. Un anno sull'altipiano. Ed. italiane di coltura, 1938

Céline, Louis-Ferdinand. Viaggio al termine della notte : romanzo. Corbaccio, 2018

Barbusse, Henri. Le feu : journal d'une Escouade. Flammarion, 1917

Lloyd Carr, James. Un mese in campagna. Fazi, 2005

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