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Viaggio lungo il Tamigi

di Marzio Mian

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  • 18.3.2019
  • 26 min
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  • Scienze umane e sociali

Alla sorgente della Brexit

"Ora questo fiume è europeo, ma presto potremmo riaverlo tutto per noi", dice una signora alle sorgenti, nel Gloucestershire. Infatti, il Tamigi è ancora il fiume della nazione, simbolo dell’Englishness, di quell’Inghilterra fiera della propria diversità e distanza dall’Europa. Per cercare di capire il dramma Brexit bisogna quindi andare alla fonte, dove si custodisce quel mito che, come tante volte nella storia inglese e britannica, fa scattare il richiamo all’isolamento. Marzio G. Mian ha percorso il Tamigi attraversando fino a Londra paesaggi e villaggi congelati nella leggenda, dove il fiume ha ritrovato la sua biodiversità ed è rinato paradossalmente grazie ai fondi europei. La stella polare del viaggio è lo storico Norman Davies, che da anni a Oxford lavora sul binario dell’identità inglese e britannica: "C’è un forte sentimento di nostalgia dietro la Brexit", dice, "il senso di perdita di qualcosa che però non tornerà più". Lungo il percorso si ascoltano le voci di agricoltori, artigiani, imprenditori e si percepisce il divario rispetto alla megalopoli che detta le regole alla modernità globale. Infatti, non c’è un solo Tamigi. A Londra è ancora quello del potere imperiale e finanziario, della gentrificazione dell’East End. E poi nell’Estuario, dove i docks rappresentavano la porta dell’Isola verso il mondo, oggi il Tamigi esprime il declino e la rabbia di quel che resta della classe operaia che a Tilbury e a Gravesend ha votato in massa Brexit contro l’establishment e il multiculturalismo. Uno dei pochi centri ancora vitali, lì dove il fiume muore, è Withstable, ma è ormai già quasi Mare del Nord. Qui tutto gira intorno all’allevamento delle ostriche, così pregiate che vengono esportate quasi tutte in Francia. Ma se arriveranno dogane e dazi anche Withstable potrebbe essere risucchiata nel declino dell’Estuario.

Marco Misheff ha collaborato al montaggio

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